Il Municipio X non è il Bronx. Non è una zona di guerra, né tanto meno un lontano pianeta su cui vivono strani ominidi. Il Municipio X è una città, vera e propria, nel quadrante Sud-Ovest di Roma, nonché l’affaccio della Capitale sul mare; un territorio ricco di potenzialità, di vita e di energie, ma anche pieno di criticità, oltremodo gravi e difficili da affrontare. Se dovessimo descrivere precisamente tutto quello che è successo da circa dieci anni a questa parte, potremmo scrivere un libro, pieno di fatti, nomi, situazioni, temi. Non è quello che ci interessa in questa circostanza, perché gli unici nomi che importano ora sono Fasciani, Triassi e Spada. Sia chiaro, da noi la mafia c’è ed è ben radicata nella società. Tra il 2006 ed oggi il velo è stato sollevato, per cui possiamo sicuramente parlare con consapevolezza. In seguito ad una serie di inchieste giudiziarie, si è capito fino a che punto i nomi sopracitati fossero inseriti all’interno del tessuto della quotidianità. E da qui i loro affari maggiori: si passa dal racket allo spaccio, dalla gestione delle spiagge alle sale slot. Investimenti economici a 360°, perpetrati nell’omertà, nell’intimidazione e nella violenza. Quindi nulla di diverso dalle varie mafie “nostrane” famose in tutto il mondo.
C’è un punto che ancora non quadra: in tutto ciò la politica come si è posta?
Rispondere a questa domanda è senza dubbio complicato: chiaramente tutte le forze politiche hanno sempre ripudiato pubblicamente la mafia, ma nessuna, effettivamente, ha mai creato un’alternativa forte al controllo criminale dei territori. Ed è su questo che si deve giocare la sfida dei GD.
L’aggressione a Daniele Piervincenzi e a Edoardo Anselmi da parte di Roberto Spada, reggente del clan, si è trasformata in un caso mediatico, e quindi sul nostro territorio si sono accesi finalmente dei fari molto luminosi. (Quando scrivevo che il Municipio X non è una zona di guerra, è vero. Puoi camminare per strada senza il rischio di rimanere coinvolto in sparatorie o minacce (in altre zone di Roma la situazione è più tragica in questo senso). Questo punto ci terrei sia chiaro per evitare di fare terrorismo giornalistico.) Fa bene sentire una nazione che finalmente parla di un problema evidente a Roma, ma siamo stati soli per troppo tempo e probabilmente continueremo a esserlo. La nota positiva in tutto ciò è che un fatto talmente grave, ha rimesso al centro il tema della lotta alla mafia sul nostro territorio. Per noi Giovani Democratici, che abbiamo fatto di questo tema il nostro vessillo da parecchi anni a questa parte, sapere che finalmente la parte attiva della comunità ha deciso di scendere in piazza, unita sotto la bandiera della lotta per la legalità, fa sperare. Ma quando scegliemmo di andare a presidiare Piazza Gasparri, per ricordare alla mafia che volevamo (e vogliamo) sradicarla con forza, eravamo soli. Quando, invece, decidemmo di andare dai commercianti, per attaccare sulle loro vetrine gli adesivi anti mafia, cercando di creare una rete di piccoli imprenditori unita per far fronte alla paura del racket e dell’usura, chi scese in strada con noi? Nessuno. I motivi li capiamo tutti e li abbiamo analizzati profondamente. L’inchiesta che giornalisticamente ha preso il nome di Mafia Capitale ha lasciato un segno profondo nella politica attuale, ma vogliamo ripartire anche da questo. La nostra forza si misura col non cedere agli attacchi esterni, a chi ci dice che siamo mafiosi e corrotti. Noi sul nostro territorio ci stiamo, tutti i giorni, pronti a lanciare proposte che sono battaglie concrete. Il PD deve tornare ad avere una visione di città, restituire gli spazi ai cittadini, portando lo Stato nelle periferie soggiogate dal sistema mafioso.
Abbiamo un sogno: vedere un Municipio non più in mano agli imprenditori balneari, che dominano padroni le nostre spiagge in un tacito accordo con le mafie; aprire spazi di aggregazione per giovani e meno giovani, sotto la luce del sole, in cui non esistono logiche di potere e di violenza; vedere, infine, una sinistra unita che nasca da una sintesi delle idee e delle visioni delle forze politiche e sociali, perché oggi più che mai bisogna stare insieme per cambiare le cose. Nessuno può e deve arrogarsi il diritto di sentirsi l’unico in grado a parlare in nome della legalità. Perché ognuno di noi è corresponsabile delle problematicità della nostra “città”. Ma siamo sicuri che si sia aperto uno scenario nuovo, nel quale operare per far tornare i cittadini a credere nella politica, nel quale arginare l’operato delle destre, dei fascisti e dei mafiosi, nel quale restituire dignità ad un territorio a cui è stata rubata per troppo tempo. L’aggressione ai due giornalisti, non può e non deve rimanere un fatto mediatico, ma deve rappresentare un nuovo punto di inizio, reale e sostanziale, da cui far partire la controffensiva più dura e luminosa di sempre. E noi Giovani Democratici siamo a servizio di tutto questo.
I Giovani Democratici del Municipio X – Roma