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L’Italia non è un paese stabilmente ancorato a tradizioni democratiche. La Repubblica ha solo settantun anni e la sua storia non brilla per robustezza e solidità: dal 1946 al 1992 l’Italia è stata una democrazia “bloccata” dagli accordi di Yalta e dall’anomalia comunista, dopodiché, tra il 1989 ed il 1992, i protagonisti ed i creatori del sistema democratico furono inghiottiti e travolti dalla storia o dalle inchieste e, dal 1994 ad oggi, partitucoli principeschi e bande armate di scopo hanno fatto il bello ed il cattivo tempo destabilizzando come non mai il nostro sistema.

La democrazia italiana è costata molto – non solo in termini di sangue – ed è costato altresì moltissimo difenderla: dal 1946 ad oggi in Italia si sono verificati tre tentativi di colpi di Stato militari (piano Solo, golpe Borghese e golpe della Rosa dei Venti, o SuperSid) ed uno politico (il golpe Bianco); a questi, poi, qualcuno aggiunge Tangentopoli che, comunque la si voglia considerare, comportò il totale stravolgimento dell’ordine costituzionale e istituzionale italiano.

Insomma, la storia della democrazia in Italia ci racconta che questo non è Paese avvezzo alla stabilità politico-istituzionale e che il sistema non ha una solidità tale da considerarne imprescindibile il carattere democratico.

Il peggior errore che possa fare un cittadino è, quindi, quello di considerare la democrazia come qualcosa di scontato e robusto. A maggior ragione, non dovrebbero commettere questo errore quei cittadini che si definiscono democratici ed antifascisti ed un partito che si definisce Democratico.
Oggi, in Italia, tra l’assalto delle forze antisistema, l’incapacità della classe dirigente e la crescente sfiducia nelle istituzioni, la democrazia è in pericolo. Il nostro sistema, però, non è l’unico ad essere in pericolo: è proprio tutto il mondo delle democrazie occidentali che va nella direzione opposta a quella della devozione per la democrazia.

Secondo un recente studio apparso su Journal of Democracy, solo il 30% dei millennial statunitensi considera il sistema democratico come un fattore essenziale per vivere appieno la propria vita, mentre i più anziani (il 72% dei nati prima del 1946) lo considerano un elemento fondamentale.

In tutto il mondo hanno fatto la loro prepotente (ri)comparsa interpreti di spinte radicali e antidemocratiche, seppur con sfumature diverse. E’ un fenomeno che tocca tutti le nazioni: in paesi come Ungheria, Bielorussia, Ucraina, Polonia, Filippine e Turchia queste sono forze predominanti, mentre in Francia, Germania, Spagna, Olanda, Italia e Grecia raccolgono consensi molto elevati. In tutto il mondo occidentale esiste quindi un fenomeno di disaffezione alla democrazia, che interessa soprattutto le generazioni più giovani.

Nell’ambiente accademico statunitense è diffusa la storiella di due pesci rossi giovani cui viene domandato da un pesce più vecchio come sia l’acqua in arrivo dalla direzione opposta alla loro: i giovani pesci, sbigottiti, esclamano: “Cosa diavolo è l’acqua?”.

La novella suggerisce che una delle cause del problema è che i giovani, considerando la democrazia come un valore scontato, non hanno per essa alcun interesse, proprio come i due pesci non hanno interesse per l’acqua.

La storiella presenta, però, anche la soluzione al problema: la domanda del pesce più anziano spinge i più giovani a porsi degli interrogativi. Insomma, se la democrazia in Italia non è oggetto di attenzione, di studio e di cura serve che le vecchie generazioni educhino le nuove ai principi democratici. Se però nel Nuovo Mondo si comincia a prendere maggiore coscienza di un “deconsolidamento della democrazia”, in Europa questo si scontra con la versione che vorrebbe i giovani europeisti, belli e democratici tenuti sotto scacco dagli anziani immobilisti e ladri di futuro.

Addirittura, dopo i primi dati sul referendum Brexit, tra Facebook e articoli di giornale – soprattutto in Italia (sic!) – si leggeva di strane proposte di voto ponderato per età o di sistemi di votazione “riservati”, alcuni ai soli giovani, altri ai soli meno giovani. Un’analisi successiva e più attenta sul tema ha poi dimostrato che i giovani non sembrerebbero essere affatto democratici ed europeisti ma, casomai, solo belli: sono stati proprio loro, infatti, i primi ad avere ignorato in massa la consultazione democratica sulla Brexit.

Allo stesso modo, in Francia, il bello, democratico ed europeista Macron ha ottenuto solo il 21% dei consensi degli elettori compresi tra i 18 ed i 30 anni (ovviamente di quelli che sono andati a votare, perché circa il 30% di loro se n’è proprio rimasto a casa).
In Italia, la situazione è ben lungi dall’essere incoraggiante (giovani che votano forze radicali di destra, alto tasso di astensionismo, eccetera), ma le reazioni della società e della classe dirigente sono state, se possibile, ancor più cieche rispetto a quelle del resto dell’Europa.

Ad esempio, è proprio dal mondo accademico nostrano che è stata lanciata la proposta del voto ponderato per età ed è qui che la retorica dello scontro fra generazioni di vecchi arcigni e ruba stipendi trova maggiori sostenitori tra i politicanti.  Prima di chiuderci nella classica e rassicurante bugia dei comandanti delle navi in avaria per cui “Non c’è nulla da temere, è solo un guasto tecnico, ripartiremo fra breve” quando in realtà il guasto tecnico non esiste e non si sono accorti di aver colpito un iceberg che li sta affondando, forse dovremmo affrontare il problema e renderci conto che nel mondo i giovani non sono schiacciati dal peso di società più vecchie che tengono in ostaggio il loro futuro, ma che i millennials non utilizzano più i mezzi per “scegliere” in modo collettivo, sono privi di una qualsiasi educazione democratica, sono disaffezionati a questi strumenti e, quindi, non partecipano alla vita della propria comunità.

Non è questa una questione da affrontare per qualsiasi forza che si definisca democratica? E, dato che negli ultimi trent’anni tutto s’è fatto meno che dedicarsi all’educazione politica e democratica di noi giovani, non sarebbe il momento di farlo?
Diversamente, si può perseverare su questa linea e consegnare schiere di ventenni e trentenni a tutti i nemici della democrazia.

Giacomo D’Alfonso

Redazione GD

Redazione GD

La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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