Alla Segreteria Nazionale del Partito Democratico,
al Segretario Nazionale Matteo Renzi,
questa lettera nasce dalle perplessità e dall’imbarazzo di tanti militanti, rappresentanti del partito, amministratori locali, che non possono più stare in silenzio di fronte ad alcuni post apparsi sulle pagine e sugli account ufficiali del nostro Partito nelle ultime settimane. La misura è ormai colma.
Siamo consapevoli del ruolo significativo che la comunicazione politica riveste specialmente in una fase come questa, in cui la competizione aspra fra le forze politiche e l’urgenza di ottenere risultati certi in tempi sempre più brevi ci consegnano ad una condizione di perenne campagna elettorale. Allo stesso modo ci rendiamo anche contodel fatto che il nostro partito si è mosso con un certo ritardo nell’affrontare il nodo della comunicazione digitale.
Lo sappiamo e lo abbiamo sottolineato più volte, proprio perché siamo particolarmente sensibili al tema facendo parte di una generazione che si interfaccia quotidianamente con i social network. Tuttavia troviamo inaccettabile che dichiarazioni di un certo tenore provengano dai nostri canali ufficiali, svilendo il senso e la complessità dei temi trattati.
Per questo chiediamo che il Segretario e la sua Segreteria intervengano sostituendo dall’incarico coloro i quali si occupano di gestire la comunicazione nazionale del Partito, la cui identità peraltro non è mai stata chiarita. Auspichiamo che questo gesto possa essere un segnale per l’inizio di una fase nuova e diversa rispetto alla strategia comunicativa adottata sino ad oggi, che domandiamo come forma di rispetto verso l’impegno e la fatica di tanti militanti che non hanno più intenzione di giustificare errori di questo calibro.
Chiediamo inoltre che venga individuato un responsabile politico della comunicazione, all’interno della segreteria nazionale con una delega specifica, che assuma il compito di coordinare le strategie comunicative future.
Forse non è un caso il fatto che tutti i fenomeni politici ai quali assistiamo, in Europa e nel mondo, siano analizzabili considerandone i linguaggi. E proprio il percorso che ha affrontato il Partito Democratico, a partire dalla sua fondazione, è visibile nell’evolversi dei suoi linguaggi che ne hanno segnato la storia e ne segnano anche le contraddizioni. Non è un caso perché il linguaggio che si utilizza e le parole che si propongono non sono uno strumento morto o neutro. Dietro al linguaggio della politica si cela la visione del mondo che ne anima la forza, gli ideali e la passione: dentro i termini di questo linguaggio nasce la speranza per un futuro migliore.
Per recuperare il ritardo rispetto ad altre forze politiche però, si è deciso di affidare a una gestione sgangherata la comunicazione sui social network, diffondendo messaggi ambigui e talvolta persino offensivi. Se non è facile capire quale debba essere lo scopo di questa condotta, purtroppo non è difficile prevederne gli effetti. Non solo, infatti, si frustra lo sforzo dei tanti che già sono attivi e si trovano in imbarazzo per quello che leggono – spesso siamo costretti a prendere le distanze se non addirittura a dissociarci dalle dichiarazioni ufficiali del nostro partito e dei suoi dirigenti nazionali – ma si palesa un tentativo dilettantesco di inseguimento, nella retorica e nei modi di comunicare, di quelli che sono da sempre i nostri avversari politici.
Occorre aggiungere che dietro alle parole, inevitabilmente, si celano delle scelte. È giunto il momento di fare delle scelte chiare sui temi sensibili, senza dare l’impressione di essere in balia del vento elettorale più favorevole. Perché non è solo una questione di linguaggio e di comunicazione: bisogna rendersi conto che un percorso politico è determinato da un popolo, cioè da un’unione volontaria di individui che si riconoscono in visioni e valori comuni che non possono essere sviliti dal modo di comunicarli. La priorità di chi dirige quel popolo organizzato è di capirne e promuoverne le vitalità, interpretarne le speranze e comprenderne le inquietudini. Non esiste comunicazione efficace che non abbia prima fatto i conti con questo problema.
E’ necessario un segnale di netta discontinuità nella gestione della comunicazione del Partito Democratico.
La pretendiamo come forma di rispetto verso il nostro impegno quotidiano e come doverosa assunzione di responsabilità di chi abbiamo eletto per rappresentarci negli organi nazionali. Domandiamo una cosa semplice: di poterci ritrovare in quello che raccontiamo, a noi stessi e a chi non ci conosce, di valorizzare la nostra ricchezza e ascoltare tutte le critiche, di essere davvero rappresentati sui social network e non doverci mai più vergognare di leggere nelle nostre parole ufficiali le parole dei nostri avversari politici.
GIOVANI DEMOCRATICI MILANO