’Luca Traini, testa rasata, un metro e 80, fisico atletico, dopo gli spari e una folle corsa per le vie della città è sceso dall’auto, si è tolto il giubbotto e ha indossato la bandiera tricolore.’’
Questa è parte della descrizione, pubblicata su una delle testate giornalistiche nazionali, che riporta i fatti di Macerata di sabato. L’estratto non è stato scelto a caso. Si parte con un nome: quello di un criminale. Prosegue con caratteristiche corporee: quelle comuni ai membri di un gruppo di estrema destra. Segue poi la fuga: pratica abitudinaria per i fascisti di ogni tempo di fronte all’atto compiuto.
La follia omicida dell’uomo ha trovato la propria sintesi finale in un disperato gesto per sottrarsi alla legge, ovvero nascondersi. I lettori informati potrebbero qui dissentire animosamente – immagino già vibrare sulle sue labbra un deciso «non è vero». Infatti, come riportato sui giornali, apparentemente l’uomo non ha tentato di nascondersi – anzi, si è baldanzosamente arrampicato sul monumento ai caduti, sfoderando un italico saluto romano finale. Può sembrare tutto fuorché l’azione di un uomo che cerca scudo di fronte alle conseguenze del proprio agire.
Invito tuttavia a concentrarci su quello che è l’ultimo gesto descritto dall’estratto sopra riportato. Leggiamo, quindi, che l’uomo “toltosi il giubbotto, ha indossato la bandiera tricolore”: ciò appare tristemente coerente per un esponente di un gruppo di estrema destra con idee ferocemente nazionaliste. Vorrei, però, proporre una lettura alternativa, sostituendo il verbo indossare con nascondere. L’ultima frase dell’articolo cambia così in: “Luca Traini (…) si è tolto il giubbotto e si è nascosto sotto la bandiera tricolore”. Quest’ultima parte, ora modificata, ci permette di cogliere un altro significato.
In momenti difficili, di paura e di instabilità i gruppi estremisti riescono a farsi spazio all’interno di realtà complesse, dove l’insicurezza inasprisce la diffidenza verso il prossimo. Se poi la detta società è composta anche di minoranze è facile trovare in loro dei capri espiatori: questo perché la realtà del terzo millennio è estremamente complessa, e la semplificazione è la panacea (e l’oppio) dei popoli in crisi. Casapound, Forza nuova, insomma i fascisti dei nostri tempi, sanno bene come sfruttare i malumori dei cittadini e spesso si fanno protagonisti di azioni orribili, vere e proprie prove di forza nei confronti delle istituzioni ma, anche, di giornali e di associazioni. In tanti minimizzano, alcuni tendono anche ad essere permissivi invocando una strattonata libertà di opinione. Il risultato di tanta magnanimità nei confronti di questi individui ieri lo hanno pagato sei persone.
Bisogna perseverare nel considerare il fascismo un crimine senza se, senza ma e senza sconti. Non si può permettere ad un uomo di sentirsi sollevato dalla responsabilità delle proprie azioni perché spinto da ideologie che la società italiana rifiuta ancora di ripudiare totalmente. Ieri Luca Traini non ha riconosciuto un criminale in se stesso ed ha preferito nascondersi sotto il tricolore, spacciando la sua potenziale strage per gesto patriottico. Purtroppo, nel nostro territorio nazionale in molti sono i Luca Traini e altrettanto numerosi sono quelli che ammantano le loro idee, le loro parole, i loro gesti di altre bandiere dalla dubbia decenza accompagnate da qualche squallida canzoncina degli Anni ’20, minimizzando la ferocia dei propri pensieri. Oggi, ancora di più, il fascismo dovrebbe essere ripudiato in tutte le sue sfaccettature e varianti perché, mentre i motti si evolvono, le vite sconquassate dalla sua furia si sommano a quelle sterminate ottant’anni fa.
Giuseppe Pepe