di Umberto Caragnano
Settimana scorsa l’Istat ha rilasciato la stima preliminare del PIL relativa al quarto trimestre del 2019. Una notizia poco incoraggiante che tuttavia non ha avuto quell’attenzione ed eco mediatico necessaria per dare un ulteriore momento di riflessione e un’esortazione a fare di più all’attuale governo. Le stime del PIL del 2019 certificano il fallimento delle misure messe in atto dal precedente esecutivo (Conte I): destinare ingenti risorse all’anticipo pensionistico senza alcun criterio sociale di riferimento e al reddito di cittadinanza senza mettere prima in pratica delle riforme strutturali per i centri dell’impiego non producono, com’è logico aspettarsi, crescita economica.
Nel quarto trimestre del 2019 è stato stimato che il prodotto interno lordo (Pil), sia diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Dall’analisi fornita dall’Istat emerge che l’unico contributo positivo alla crescita del Paese è dato dall’export, unica componente in continua crescita dal 2014. Tuttavia, il contributo della componente nazionale, consumi e investimenti, è significativamente negativo. Questi risultati preliminari mettono dunque in evidenza che il reddito di cittadinanza e quota 100 non spingono nemmeno i consumi. Questi risultati di politica economica non implicano necessariamente che una misura come il reddito di cittadinanza sia da abolire, ma non può essere giustificata dalla classe politica come una misura che stimola la crescita economica del Paese ma piuttosto come una misura di equità sociale e riscatto per le classi meno abbienti.
In una prospettiva internazionale si può riscontrare un calo globale dell’economia con la sola eccezione della Spagna che in assenza di un governo ormai da molti mesi ha registrato una crescita nel quarto trimestre pari allo 0,4%. Le due principali economie dell’Eurozona, Francia e Germania, hanno infatti registrato rispettivamente un tasso di crescita del PIL pari al -0,1% e 0%.
In questo contesto internazionale, la manovra finanziaria può contribuire solo in misura parziale ad invertire questo trend di stagnazione economica. Gli sgravi contributivi per la classe media possono stimolare parzialmente i consumi, mentre gli investimenti green non potranno rendere i propri frutti nell’immediato. Nella agenda di governo 2020 nuove riforme e misure sono di prioritaria importanza per rilanciare gli investimenti nel nostro Paese, a partire dalla giustizia, alla pubblica amministrazione e al Mezzogiorno.