di Umberto Caragnano
Nella notte del 18 marzo il Consiglio direttivo della BCE ha autorizzato un nuovo programma di acquisto temporaneo di titoli di stato pubblici e privati sul mercato secondario con una dotazione complessiva di 750 miliardi.
Il nuovo programma è stato rinominato Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) e si aggiunge alle misure già varate nella discussa conferenza stampa del 12 marzo e alle misure già in essere, come il mini Quantitative Easing (Asset Purchase Program – APP) da 240 miliardi all’anno.
Questo programma è un passo in avanti storico per la Banca Centrale Europea, per diversi motivi:
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Per la prima volta, la Banca Centrale Europea comprerà anche titoli greci. Va ricordato che il Quantitative Easing non era rivolto ai titoli di Stato che presentavano una classificazione speculativa, come ad esempio i titoli di stato greci;
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Sebbene la proporzione di acquisto rispetterà la cosiddetta capital key, ossia la percentuale di partecipazione al capitale della BCE (Italia, Germania e Francia rispettivamente 17%, 26%, 20%), ci potranno essere “fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisti nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi”.
In questo modo, se la BCE potrà comprare in maniera maggiore sul mercato secondario i titoli di stato italiani, spagnoli rispetto a quelli tedeschi, ci sarà una contestuale riduzione dei rendimenti dei relativi titolo di Stato e quindi dello spread. L’efficacia di questo programma dipenderà proprio da quanto la BCE devierà dalla capital key per sostenere quei Paesi più vulnerabili con un alto debito pubblico o maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, che saranno in maggior misura esposti a tensioni e speculazioni finanziarie.
Dopo che lo spread con i titoli tedeschi aveva toccato nella serata del 17 marzo la quota di 280 punti base, i mercati hanno reagito positivamente al nuovo programma, provocando una riduzione del rendimento dei titoli di stato italiani e dunque dello spread a 196 punti base.
Si può dunque ritenere che le azioni messe in pratica, e anche le dichiarazioni della Lagarde, anch’esse un’arma di politica monetaria, sono state ritenuti forti e credibili, a partire ad esempio da questi due estratti:
The Governing Council will do everything necessary within its mandate. The ECB will not tolerate any risks to the smooth transmission of its monetary policy in all jurisdictions of the euro area.”
Tuttavia, se la situazione dovesse protrarsi per un lungo tempo, con la contestuale chiusura delle imprese produttive, l’Italia e l’Europa saranno costrette a mettere in atto ulteriori misure, anche di politica monetaria, non convenzionali, come ad esempio il cosiddetto “helicopter money”. Tale termine, presente solo in alcuni manuali di economia, non deve essere preso alla lettera, ma può alludere ad una monetizzazione (acquisto sul mercato primario e non secondario come nel quantitative easing) del debito aggiuntivo che gli Stati dovranno emettere per finanziare le maggiori spese dovute all’ingente contrazione dell’economia.
Per concludere: le misure varate dalla Banca Centrale Europea sono ingenti ma, in una situazione così straordinaria, la politica monetaria di per sé non può spegnere l’incendio che questo shock ha provocato. Occorrono massicce immissioni di denaro da parte dei governi nazionali, anche attraverso canali non convenzionali e non contemplati dai Trattati in vigore come Euro Bond, finanziamenti diretti agli Stati maggiormente vulnerabili senza condizionalità e un maggiore coordinamento tra le politiche economiche dei diversi Paesi dell’UE.