fbpx
Il COVID-19, meglio noto con il nome generico della famiglia di virus a cui appartiene, ovvero coronavirus, è diventato in pochissimi mesi il nemico dell’umanità intera, in grado al contempo di mietere decine di migliaia di vittime in tutto il globo, ma anche in grado di far sentire la specie umana mai così unita contro un avversario comune, tanto da mettere (momentaneamente) dissidi e dissapori in secondo piano.
Ma non è affatto la prima volta che l’umanità si trova contro questi subdoli nemici, e ogni volta, contro ogni previsione, la nostra specie è stata in grado di rialzarsi anche più forte di prima.
Vediamo assieme tre occasioni in cui tutto ciò è già accaduto.

PESTE ANTONINA (165-180 d.C.)

La chiamiamo peste antonina ma in realtà si tratta di una pandemia di vaiolo. Prende il nome dalla dinastia regnante all’epoca nell’Impero Romano, ovvero gli Antonini, di cui facevano parte anche grandi nomi come Adriano o Marco Aurelio, quest’ultimo forse la vittima più celebre di questa pandemia.
Come giunse nelle province dell’impero? A causa della spina dorsale di Roma: l’esercito. Il vaiolo era una malattia asiatica, mai giunta in Europa. Le campagne di Roma contro i Persiani fecero sì che le legioni si ammalassero. Una volta che i soldati tornarono a casa diffusero la malattia e fu una vera catastrofe. A più riprese negli anni successivi il vaiolo tornò a falcidiare la popolazione, dai Balcani alla Gallia, dall’Italia alla Germania.
Si ipotizza un totale di circa 5, forse 30 milioni di morti in tutto l’impero. Uno dei motivi dietro a questo esorbitante numero di vittime fu proprio la mancanza di anticorpi nel sistema immunitario degli europei.
Le conseguenze furono notevoli: l’economia collassò, l’esercito venne decimato, e le popolazioni germaniche ebbero gioco facile ad attraversare il limes oramai scarsamente difeso. Tutto ciò ricorda ovviamente in parte quello che sta accadendo ora: una malattia nata in Asia che giunge in Europa a causa dello spostamento delle persone, e quando la pandemia è diffusa, anche le borse e l’economia ne risentono. Ma, nonostante tutto, ci si può rialzare dalla polvere: ricordiamo che l’Impero Romano, tra vicende alterne, visse altri 3 secoli in Occidente, e possiamo dire, grazie alla storiografia recente, che l’Europa venne anche arrichita culturalmente dal contatto con le popolazioni germaniche che si stanziarono nell’Impero successivamente a questa pandemia di vaiolo.
LA GRANDE PESTE DEL ‘300 (1347 primi focolai): Se vi dicessi peste del ‘300, subito vi verrebbero in mente le storie del Boccaccio, le nozioni al riguardo imparate alle elementari e immagini di appestati e flagellanti in giro per le città viste in qualche film medievale, vero? Ma vi siete mai chiesti come è giunta in Europa?
Anche questa volta, l’origine è asiatica. Da una parte c’è un fiorente commercio con la Cina che anche a causa della sua popolosità la rende ideale per la diffusione di nuove malattie; ma dall’altra c’è anche una guerra.
È la metà ‘300, le armate mongole hanno conquistato tutta l’Asia, e giungono alle porte dell’Europa, arrivando ad assediare Caffa, città della Crimea. Qui che avviene qualcosa che è stato definito uno dei primi esempi di guerra batteriologica della storia: i Mongoli decidono di lanciare con le catapulte i cadaveri dei morti di peste all’interno delle mura della città assediata. Presto a Caffa scoppia un focolaio di peste bubbonica: i Genovesi, che possedevano una colonia in città, fuggono con le proprie navi per evitare il contagio, ma purtroppo a bordo delle navi della Repubblica ci sono già topi infetti. Le navi toccano Messina, in Sicilia, dove subito scoppia l’epidemia che giunge poi a Genova. Sfortunatamente, proprio Genova era un crocevia per i commerci in tutta Europa: ed è così che presto la peste giunge in Toscana, Emilia-Romagna, a Venezia, e poi su per le vie commerciali del Continente partendo da Sud a Nizza, salendo poi fino a Parigi, Londra, toccando anche la Spagna, la Germania e persino i Paesi Scandinavi. I morti sono milioni: si stima 1/3 della popolazione morta, ovvero circa 20 milioni di individui. È in questa occasione che nascono alcuni provvedimenti che vi parranno estremamente attuali: a Venezia viene creata la “quarantena”, ovvero un periodo di 40 giorni in cui gli equipaggi delle navi non dovevano toccar terra per essere sicuri non fossero contagiati. Il tutto con scarsi risultati visto che i topi salivano e scendevano senza controlli. A Milano i Visconti obbligano le famiglie dei malati a rimanere a casa, riuscendo così a limitare notevolmente i morti nella città meneghina. In Europa vengono create delle norme di igiene a cui tutti i cittadini devono attenersi, esattamente come accade adesso con il coronavirus.
Inoltre gli stessi cittadini iniziano a prendere provvedimenti dettati più dall’abitudine che non da vere nozioni scentifiche: notano che chi cammina al centro della strada, si ammala con meno probabilità. Diventa una abitudine camminare lontano dai muri delle case, non sapendo che avevano appena scoperto che la maggiore probabilità di infettarsi era dovuta al fatto che camminando sotto le finestre, le pulci dei vestiti appesi a stendere potevano cadere sui malacapitati di sotto, facendoli ammalare.
Nonostante tutti questi morti, l’Europa si rialzò da questa crisi molto più forte di prima: la crisi alimentare dovuta alla sovrapopolazione pre-pandemia, avendo ora meno bocche da sfamare, venne risolta e al contempo si scovarono nuovi metodi per le culture affinché si producesse più cibo. La carenza di manodopera spinse la creazione di nuovi attrezzi che permettessero a pochi uomini di fare il lavoro di tanti: è stato fatto notare come prima costasse realtivamente poco assumere un amanuense per scrivere opere, ma essendo stata quasi sterminata questa classe di lavoratori(tra i religiosi ci furono altissime percentuali di mortalità), ciò indirettamente spinse alla creazione e diffusione della stampa nel secolo successivo. Tutto ciò spinse i medici a lasciarsi alle spalle la cultura medica dell’antichità, riconoscendone i limiti, per fondare la moderna medicina che tutti conosciamo.
Insomma, non tutti i mali vengono per nuocere.
L’INFLUENZA SPAGNOLA (1918): Scoppia un’epidemia influenzale in un punto del globo: i sintomi sono quelli tipici dell’influenza, e come essa si trasmette tramite strette di mano, tosse e gocce di saliva. A causa dello spostamento delle persone, presto la pandemia è globale: quarantena forzata in casa, intere città e aree geografiche isolate dal resto del mondo, negozi chiusi, la vita lentamente si ferma nei centri urbani, e la poca gente in strada evita i contatti e si passeggia con le mascherine al volto. Stiamo parlando del mondo nel 2020 con il COVID-19? Potrebbe essere, eppure quella che vi sto descrivendo è un’altra epidemia, quella dell’influenza spagnola del 1918. Esattamente come ora, vennero prese tutte le precauzioni del caso, ma i morti furono lo stesso numerosissimi: forse 100 milioni, tutti in un lasso di tempo di pochi mesi, rendendola la pandemia peggiore che la storia abbia mai conosciuto.
Secondo recenti studi ebbe origine negli U.S.A. e giunse in Europa tramite i soldati americani partiti per la Grande Guerra. I marinai americani, viaggiando per tutto il mondo, la portarono in quasi ogni porto o isola tanto che il virus arrivò persino ai poli e nelle foreste amazzoniche. I Paesi maggiormente colpiti furono quelli coinvolti nel conflitto, poiché nelle condizioni precarie delle trincee, con malati, soldati malnutriti e assemblamenti di gente si creavano le condizioni perfette per la diffusione del contagio.
Nella sola Italia vi furono circa 600.000 morti, quasi quanto quelli caduti durante tutto il conflitto (circa 650.000).
Ma se i morti si concentrarono per lo più tra i Paesi belligeranti, perché fu la Spagna a dare il nome a questa mortale pandemia, visto che era neutrale? Proprio in virtù della sua neutralità, la Spagna fu il primo Paese in Europa dove i giornali, non censurati a causa dei militari, parlarono di questa pandemia. Inoltre i Paesi coinvolti nel conflitto cercarono di minimizzarne gli effetti cercando di relegarla, almeno secondo le loro testate giornalistiche, alla Spagna neutrale. Ma come avrete capito da questo articolo, anche alla conclusione di questa storia c’è del buono: la Spagnola permise ai medici di concepire nuovi metodi per fare guerra ai virus e alle autorità di migliorare notevolmente i metodi per evitare futuri, tanto che negli ultimi 100 anni, non vi sono più state pandemie che hanno prodotto tutto quel numero di vittime.
Siamo giunti al termine di questo breve viaggio attraverso 2 millenni di pandemie. Spero di avervi aiutato a comprendere che per quanto una malattia possa essere mortale, per quanto possa diffondersi, l’umanità avrà sempre la forza di sconfiggerla e imparare la lezione per evitare riaccada in futuro, o almeno provarci.
E ricordate che se interi popoli sono riusciti a sopravvivere a pandemie, intere Nazioni a rialzarsi da guerre (e persino intere città a rinascere da esplosioni atomiche) questo vuol dire che saremo in grado di farcela, anche questa volta, tutti uniti come Umanità.
Redazione GD

Redazione GD

La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.