di Ilaria Piromalli e Marco Arvati
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Il 16 giugno del 1989 per testimoniare la rivalsa ungherese venne svolto un funerale per Imre Nagy a 31 anni di distanza dal suo assassinio. L’ultimo a parlare fu Viktor Orban. Nato come un liberale e tra i fondatori di Fidesz inizia dopo una brutta sconfitta elettorale nel 1994 ad andare sempre più a destra nello spettro politico.
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Nel 2010 il cartello elettorale Fidesz-CristianoDemocratici ottiene il 57% dei voti e i 2/3 dell’Assemblea. L’era Orban ha inizio.
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Nel 2011 vara la “Fundamental Law of Hungary”, una nuova Costituzione approvata dopo nove giorni di passaggio parlamentare e senza referendum.
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Il più grande cambiamento riguarda il potere giudiziario: i giudici della Corte Costituzionale non vengono più eletti da una commissione intrapartitica ma direttamente dal Parlamento. Chi controlla il Parlamento controlla i giudici.
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Il 23 Dicembre 2011 27 attivisti, tra cui molti parlamentari dell’opposizione politica e il capogruppo in Parlamento dei socialisti Attila Mesterhazy vengono arrestati dalla polizia ungherese. L’opposizione stava protestando contro le leggi relative a elezioni, fiscalità e banca centrale che in quei giorni dovevano essere approvate in Parlamento. Lajos Kosa, vicepresidente di Fidesz, respinge la protesta definendola “una parodia senza contenuto significativo”.
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Nel 2013 il Parlamento vota per togliere alla Corte la revisione sulle leggi di finanza statale. L’assetto istituzionale della “democrazia illiberale” è compiuto.
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Nel 2019 World Press Freedom Index l’Ungheria figura all’87° posto per libertà di stampa. Quello che negli ultimi 10 anni in Ungheria è una sempre maggiore concentrazione dei media nelle mani di oligarchi vicini al governo, attraverso la legge bavaglio (2010), numerosi arresti accompagnati dall’istituzione di un consorzio di giornali, radio e tv, nazionali e regionali, vicine al governo.
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Non sono solo le libertà civili a essere attaccate, ma anche i diritti. Nel 2015 il governo Orban costruisce un muro ai confini con Serbia e Croazia e rifiuta di collaborare con gli altri Paesi dell’UE nella gestione dei migranti. Nel 2018, con il pacchetto di legge Stop Soros, criminalizza anche l’accoglienza.
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I cambiamenti apportati alla Costituzione fino al 2013 costituiscono il cd “golpe bianco”: Orban limita quindi la libertà di espressione, esautora di fatto la Corte costituzionale, definisce come famiglia solo l’unione tra uomo e donna, cambia l’organizzazione dello stato con particolare riguardo alla gestione delle situazioni d’emergenza.
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Secondo l’art.51 della stessa Costituzione del 2011 tramite lo Stato di Difesa Preventiva il Governo ottiene la possibilità di governare a mezzo di decreto con soltanto l’obbligo di informazione a Presidente della Repubblica e capigruppo in Parlamento.
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Il 30 Marzo il Parlamento ungherese da pieni poteri a Orban.