fbpx

di Filippo Fante

Il 22 dicembre del 1992 L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiarò, con una risoluzione, che il 22 marzo di ogni anno sarebbe stato il giorno dedicato all’acqua e a tutte le criticità attorno all’argomento. La risoluzione iniziò ad essere osservata già nel 1993 sotto la linea guida delle raccomandazioni evidenziate dall’UNCED (United Nations Conference on Environment and Development). Gli Stati facenti parte dell’ONU sono infatti invitati durante la Giornata, con riguardo al contesto nazionale, a svolgere attività concrete riguardati l’argomento come la promozione della consapevolezza pubblica attraverso la diffusione di materiale relativo alla questione. Ogni tre anni, dal 1997, si riunisce il Consiglio Mondiale dell’acqua che si concentra su argomenti come la sicurezza idrica, l’adattamento e la sostenibilità coordinando associazioni e persone sulle Hydropolitics. Questo consiglio co-organizza il World Water Forum, il più grande evento sull’acqua a livello mondiale che fornisce un’occasione unica in cui la comunità dell’acqua e i protagonisti chiave possono collaborare per raggiungere obiettivi nel lungo termine sulle sfide globali. Il Forum riunisce partecipanti di tutti i livelli e aree, compresa la politica, le istituzioni multilaterali, il mondo accademico, la società civile e il settore privato. Qui potete trovare tutte le informazioni riguardo al prossimo Consiglio che si terrà nel 2022 a Dakar.

 

QUAL É LA SITUAZIONE IN ITALIA?

Purtroppo, attraverso gesti e abitudini innocenti, troppe volte sprechiamo acqua. Sia quel minuto in più in cui aspettiamo che l’acqua si riscaldi nella doccia o sia quando lasciamo il rubinetto aperto per una decina di secondi mentre stiamo cucinando. Lo spreco d’acqua molto spesso è involontario perché inconsciamente crediamo che sia una fonte illimitata, nonostante ciò, lo spreco primario dell’acqua in Italia avviene per le mancanze della politica. Questa Giornata ci ricorda che persino lo spreco dell’acqua può rappresentare un problema sociale, strutturale e ambientale per il nostro Paese.

I primi dati allarmanti ci pervengono dall’Istat di cui potete consultare le statistiche pubblicate il 20 marzo 2020 qui. Secondo questo documento sono rilevanti le perdite della rete idrica, circa il 37,3% del volume di acqua immesso nelle reti dei capoluoghi di Provincia non raggiunge gli utenti a causa delle dispersioni di rete dovute all’inadeguata manutenzione (questo dato era in lieve diminuzione nel 2020 rispetto al 2016). Ancora una volta, persino su un bene comune come l’acqua la differenza tra Nord e Mezzogiorno è evidente, infatti soprattutto al Sud le famiglie sono meno soddisfatte per quanto riguarda servizio idrico e fornitura di acqua nelle abitazioni. Sempre nel Mezzogiorno, in particolare in Sardegna, Sicilia e Calabria, più della metà degli intervistati non esprime fiducia nel bere l’acqua dal rubinetto. Sul territorio nazionale, nel 2018, sono ancora presenti comuni privi del servizio di rete fognaria pubblica. Quelli che soffrono di tale carenza infrastrutturale sono 40, con un‘incidenza percentuale sul totale della popolazione residente pari allo 0,7% (394.044 abitanti residenti). Più della metà di questi comuni sono in Sicilia, in particolare nella provincia di Catania, dove 22 comuni sul totale complessivo provinciale di 55 non usufruiscono del servizio di fognatura comunale.

Fortunatamente la nostra Penisola riscontra un dato positivissimo per quanto riguarda la balneabilità dei nostri mari, circa il 93,5% della costa dimostra qualità eccellente per la balneazione. Circa un quarto delle acque di balneazione europee si trova in Italia e solo lo 0,8% di costa monitorata ha qualità scarsa (siamo un’eccellenza, ma si può sempre migliorare).  Stesso discorso non può essere fatto invece per i nostri fiumi, che contengono meno acqua. Rispetto al valore medio del periodo 1971-2000 per alcuni di questi corsi d’acqua si registra, negli ultimi 19 anni (dal 2001 al 2019), un’importante riduzione dei volumi defluiti a mare, pari al 15% per il Tevere e di oltre l’11% per il Po, fiume che presenta il maggiore prelievo di acqua potabile del territorio, infatti concorre al 68,4% del volume complessivamente prelevato nell’anno. La combinazione di spreco e riscaldamento globale può essere letale per il nostro Paese, la siccità è il primo nemico dell’agricoltura che rappresenta circa il 15% del Pil nazionale, Il Sole 24 ore riporta che nel 2020 il nostro Paese ha affrontato la più grave crisi di siccità degli ultimi 60 anni.

La tecnologia ha un ruolo fondamentale per combattere gli sprechi. Il Manifesto riporta diversi esempi: “Iridra, azienda toscana, realizza impianti di recupero delle acque grigie con fitodepurazione adatti a contesti condominiali, campeggi o interi villaggi (tanti i progetti, in particolare nel Sud del mondo). La fitodepurazione, cioè la depurazione tramite piante (le specie più diffusamente utilizzate alle nostre latitudini sono la Phragmites australis-cannuccia di palude e la Typha latifolia-mazzasorda), può essere installata sia all’esterno degli abitati (outdoor) che all’interno (indoor). Può integrarsi perfettamente col verde verticale degli edifici, come l’impianto pilota con muro verde per il trattamento e riuso delle acque grigie del Maharashtra Jeevan Pradhikaran, Pune (India), progettato da Iridra nell’ambito del progetto NaWaTech. Un’altra azienda particolarmente innovativa e virtuosa, la mantovana ConsumoZero srls, progetta e installa sistemi completi di riuso acque, dalla piccola abitazione alle grandi realtà aziendali.”

 

E A MILANO?

Per quanto riguarda lo spreco di acqua a Milano, l’attenzione principale si concentra sulle sue canoniche Vedovelle. Le Fontanelle di Milano erogano circa 8 litri di acqua al secondo, ma a quanto pare questo non rappresenterebbe uno spreco per la città (o in generale per tutte le fontane d’Italia). La funzione delle fontane e delle fontanelle non solo garantisce il diritto di acqua potabile, ma svolgono anche un ruolo fondamentale nelle reti idriche cittadine e nella progressiva riduzione del consumo di bottiglie di plastica secondo Il Post  che ci spiega anche l’origine del nome delle fontanelle nostrane: “Milano è una delle città con il maggior numero di fontanelle al mondo: ce ne sono oltre 600 sparse su tutto il territorio comunale. Per via del loro filo d’acqua incessante, sono soprannominate Vedovelle, espressione ereditata dal passato e usata per indicare “le vedove inconsolabili”, e sono considerate piccoli monumenti dalla presenza discreta ma dalla funzione essenziale: cioè quella di garantire a cittadini, turisti e anche animali una fonte di acqua fresca e potabile facilmente accessibile.”.

Non mancano comunque i dati sugli sprechi fornito da MilanoBlu. Per fare un bagno in vasca si consuma mediamente fra i 120 e i 160 litri di acqua, per una doccia di 5 minuti dai 75 ai 90 litri, per una doccia di 3 minuti dai 35 ai 50 litri. Ogni volta che tiriamo lo sciacquone consumiamo 16 litri d’acqua, per lavarsi le mani 1,4 litri, e per lavarsi i denti lasciando scorrere l’acqua 30 litri (se chiudiamo il rubinetto mentre strofiniamo i denti ne usiamo solo 2 litri!). Per lavare i piatti a mano usiamo 20 litri d’acqua, per un carico di lavastoviglie 40 litri, per un ciclo di lavatrice vengono usati dagli 80 ai 120 litri, un rubinetto che gocciola fa sprecare 5 litri d’acqua al giorno.

A Milano l’acqua viene prelevata completamente dalla falda sotterranea, di fatti l’acqua del rubinetto a Milano è potabile e sicura. Viene sottoposta a 5 controlli di qualità ogni giorno e le analisi dell’acqua sono sempre disponibili online. Quindi i Milanesi posso evitare di comprare le bottiglie d’acqua e risparmiare sulla plastica, ma ricordatevi di stare attenti agli sprechi per il bene della Penisola!

Redazione GD

Redazione GD

La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.