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di Elsa Piano

Salone del libro 2023, la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella ha presentato il suo libro Una famiglia radicale accompagnata dall’ex sottosegretaria al Ministero dell’università e della ricerca, e ora uno dei membri della commissione di vigilanza delle Rai, Augusta Montaruli.

La ministra, nota per le sue idee reazionarie sull’aborto, é stata contestata dal pubblico composto da attiviste di Non una di meno e Extinction Rebellion.

Tutto é finito con l’intervento del direttore Nicola Lagioia che ha provato a calmare la folla affermando che ogni contestazione é legittima se non ricade in atteggiamenti violenti, subendo un attacco dalla sottosegretaria Montaruli:  “Vergognati! Con tutti i soldi che ti pigli!”. Divertente e alquanto preoccupante, detto da una deputata condannata per peculato, che ha sperparato in abiti e borse di lusso dei fondi dei gruppi consiliari della Regione Piemonte, invitare ad un esame di “coscienza”

Il giorno dopo sul web i partiti di  maggioranza, Italia Viva e Azione hanno espresso solidarietà alla ministra, a cui é stato impedito di parlare: un vittimismo da 4 soldi che rappresenta, per l’ennesima volta, l’allergia di questa maggioranza per il dissenso. Uno dei fattori che rende uno stato “ democratico”, perché le famose discussioni e punti di incontro, tanto invocati dalla Ministra,devono esserci prima di fare riforme che vietano ai sindaci di operare le trascrizioni anagrafiche degli atti di nascita dei figli di coppie omosessuali nati all’estero, l’onorevole Roccella ha rifiutato il confronto sul tema, richiesto dai sindaci delle principali città.

Si parla di democrazia finché non si attacca un loro interesse o non si dice quello che loro vogliono, e quello che ha subito il direttore Lagioia ne è un esempio.

La ricerca di comunicazione vi deve essere prima di fare le riforme, e non dopo, perché le manifestazioni arrivano. Vivere in democrazia non equivale ad essere d’accordo su tutto, ma a garantire a chiunque il diritto di fare quello che si vuole, anche se non si é d’accordo.

La ministra sa che cosa vuol dire fare dissenso, a 18 anni era una giovane attivista,come quelle presenti al Salone, per modificare il diritto di famiglia, per ottenere il diritto di abortire e per le pari opportunità. Sa bene cosa vuol dire contestare anche contro chi é più potente e soprattutto l ‘importanza di avere spazi di critica al potere; il diritto di abortire si è ottenuto con tanta fatica,ascolto e compromesso democratico, ed è compito nostro garantirlo. Alla base di quello che abbiamo visto e udito vi è l’ipocrisia di prendere decisioni per gli altri  e poi pretendere una discussione pacifica.

 Il dialogo é fondamentale e contrastare ogni forma di violenza é un dovere, ma dinanzi a questo possiamo proprio parlare di censura o bisognerebbe parlare di rabbia? Rabbia per chi fa propaganda aggressiva, rabbia per chi etichetta ogni parte della nostra vita, dalla famiglia tradizionale alla maternità forzata. Io direi una rabbia legittima, che a me, e sicuramente ad altri, ha fatto sentire partecipi.

 

“Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà” 

Primo Levi

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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