di Elsa Piano
Dall’addio di Fabio Fazio alle dimissioni dell’Annunziata, che cosa sta succedendo in Rai? Il Governo Meloni è entrato nella sede centrale dell’emittente pubblico, con una forza che pare rivoluzionaria , un capovolgimento di quello che vedevamo.
Il presidente del consiglio, in merito alle dimissioni della giornalista Annunziata, ha ripreso l’argomento rai al comizio di chiusura della campagna elettorale a Catania, prossima appunto alle elezioni comunali,come una vera propria opposizione che dimentica di essere al governo.
Afferma il presidente
“Io non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro intollerante sistema di potere- spiega il presidente del consiglio- Voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere, in cui non potevi lavorare se non ti dichiaravi di una certa parte politica”
e di nuovo, è questa è degna di attenzione
“Voglio un sistema meritocratico e plurale che rappresenti tutti, che dia spazio a tutti in base al valore che dimostrano e non alla tessera”.
È comprensibile criticare l’operato della sinistra, del ruolo centrale che alcuni capi, travestiti da democratici e portatori di libertà, hanno ricoperto nella scelta delle cariche direttive di Rai 1, Rai 2 e Rai 3 e, sopratutto, per le testate giornalistiche. La lottizzazione è sempre esistita, come dice Carlo Rossella, ma siamo sicuri che questo “pluralismo” tanto acclamato dalla premier non nasconda un tentativo di controllo, un tentativo di rendere la tv non più cosa pubblica ma un ente oligarchico di pochi?
Come diceva Schopenhauer “Il destino può mutare, la nostra natura mai”, e la verità sulla natura della destra può essere motivata e attestata da molte riforme e azioni che si sono succedute nel corso della storia istituzionale del nostro paese: un esempio? La legge Gasparri del 2004, deputato di Forza Italia e all’epoca Ministro della comunicazione del governo Berlusconi II,una legge rinviata dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. I rilievi presidenziali mostravano che la formulazione del “Sistema integrato delle Comunicazioni” appariva contraria ai principi costituzionali e sopratutto avrebbe comportato la formazione di posizioni dominanti.
La meritocrazia meloniana non è ben diversa da quella di altri partiti che hanno fatto i loro magheggi tra i camerini della Rai; lo ha descritto lei stessa dimenticandosi però, per un secondo, di non essere più il soprano dell’opposizione: entri in tv sei fai parte di un determinato regime politico, di una corrente di pensiero retrograda e analfabeta.
Questa maggioranza ha sete di vendetta, un desiderio di dominio, un tentativo di eliminare i programmi non graditi ovvero quelli di opposizione. Viviamo in una “democratura”, ci sembra impossibile che atteggiamenti autocratici di controllo possano fuoriuscire dalla nostra forma di governo; attaccare subito il dissenso per paura, controllare in modo subdolo la comunicazione e trarne profitto, rendere la tv pubblica come il modello Mediaset, rendono il popolo più ignorante e meno informato; se prima la politica non mandava messaggi chiari ora ancora di più.
Il governo Meloni lavora in solitudine e forse, in questo momento, sta scrivendo altri nomi nel libro nero.
Al posto di liberare la cultura dal potere intollerante della sinistra io direi di liberare la cultura dal Ministro Sangiuliano e sopratutto dalla politica mediocre di questo governo!