di Francesco Gunelli
In un mondo in cui l’accesso alle informazioni è cruciale per la democrazia e la trasparenza, la libertà dei media svolge un ruolo fondamentale. La libera stampa è spesso considerata il ‘quarto pilastro’ della democrazia, fornendo ai cittadini informazioni vitali, da diversi punti di vista, scrutando coloro che detengono il potere e garantendo una responsabilizzazione della classe politica. Riconoscendo l’importanza di un panorama mediatico indipendente e pluralistico, la Commissione Europea ha esposto il 16 settembre 2022 la sua proposta, l’European Media Freedom Act (EMFA). In questo articolo approfondiremo gli aspetti chiave, gli obiettivi e le potenziali implicazioni di questa serie di regole, che mirano a salvaguardare la libertà dei media all’interno dell’UE.
Lo stato della libertà dei media in Europa
Per capire da dove nasce l’European Media Freedom Act, è essenziale comprendere le sfide che il panorama mediatico in Europa ha affrontato negli ultimi anni. Nonostante sia sede di alcuni dei paesi democratici più importanti al mondo, l’Europa ha assistito a una preoccupante tendenza al declino della libertà dei media. Minacce come le querele – con pesanti conseguenze economiche –, la censura, le pressioni, la violenza anche fisica, l’utilizzo di software spia, la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione di massa e le campagne di disinformazione hanno contribuito all’erosione della libertà di stampa e a un ridimensionamento dell’indipendenza dei giornalisti.
Secondo una recente analisi sulla libertà di stampa di Reporters Without Borders, l’Unione Europea rimane tuttavia leader nel garantire ai giornalisti opportunità e libertà di agire come ‘quarto pilastro’. Nonostante ciò, persistono disparità significative all’interno dell’Unione per quanto riguarda il rispetto della libertà di stampa e del pluralismo, come evidenziato dall’omonima classifica, dove possiamo sì trovare la Norvegia, l’Irlanda e la Danimarca nelle prime tre posizioni al mondo, ma anche la Grecia 107esima, l’Ungheria 72esima, la Bulgaria 71esima e la Polonia 57esima. L’Italia, a livello globale, occupa il 41esimo posto, tra Argentina e Croazia, in risalita di diciassette posizioni rispetto al 2022. Riconoscendo l’urgenza della situazione e considerando soprattutto il caso dell’Ungheria, dove l’erosione delle istituzioni democratiche è ormai all’ordine del giorno, l’UE ha intrapreso passi significativi per garantire la libertà di stampa e l’indipendenza dei media a livello comunitario attraverso la proposta dell’European Media Freedom Act.
L’European Media Freedom Act: obbiettivi e principali disposizioni
L’EMFA mira a difendere e rafforzare la libertà dei media in tutti gli Stati membri dell’UE. La regolamentazione proposta comprende diverse disposizioni chiave destinate ad affrontare le sfide che l’industria mediatica sta affrontando e a proteggere il diritto fondamentale alla libertà di espressione.
- Protezione dei Giornalisti. La proposta enfatizza la necessità di tutelare i giornalisti dalla violenza, dal maltrattamento e dall’intimidazione. Cerca di garantire che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timore di ritorsioni e aumenta la protezione delle loro fonti. L’EMFA inoltre contiene il divieto di utilizzo di spyware nei loro confronti (o dei loro familiari), denotando una importante riflessione in seguito allo scandalo avvenuto in Grecia, dove diversi giornalisti erano stati messi sotto sorveglianza illegalmente dai servizi segreti (EYP) utilizzando lo spyware ‘Predator’.
- Contrasto alla Concentrazione della Proprietà dei Media. La concentrazione della proprietà dei media nelle mani di poche entità rischia di minare il pluralismo e l’indipendenza dei media. Per affrontare questo problema, l’EMFA introduce regolamentazioni per prevenire un’eccessiva concentrazione di testate giornalistiche, siti ed emittenti e promuovere un panorama informativo diversificato.
- Combattere la Disinformazione e le Fake News. La minaccia portata dalla disinformazione e delle fake news, specialmente nell’era digitale, è sempre maggiore, e l’utilizzo sempre più massiccio di queste tattiche da parte di regimi illiberali necessita una risposta. L’EMFA prevede misure per combattere la diffusione di informazioni false mantenendo al contempo i principi della libertà di espressione ed evitando la censura.
Le complicazioni: il Consiglio dell’Unione europea
Come tutte le proposte di legge, il procedimento di adozione prevede un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che devono convenire su una proposta condivisa. Il Consiglio, che ha adottato la sua posizione a fine giugno, ha prodotto un testo che si differenzia sensibilmente, nelle intenzioni, dalla posizione iniziale della Commissione.
L’articolo 4, che nella sua forma originale rendeva impossibile l’utilizzo di misure coercitive nei confronti dei giornalisti per rivelare le proprie fonti, bandiva l’uso di spyware sui loro dispositivi e non ammetteva il monitoraggio delle loro comunicazioni, è stato modificato (sotto impulso della Francia, supportata da Germania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Grecia e Lussemburgo), prevedendo una sospensione di queste regole nel caso di vaghe “preoccupazioni per la sicurezza nazionale”.
Nel difendere questa posizione il Consiglio si appella all’art. 4 comma 2 del Trattato sull’Unione Europea, il quale sancisce la titolarità dei singoli Stati membri nelle questioni di sicurezza nazionale, e, in particolare, all’art. 4 comma 2.a dell’EMFA, dove viene esplicitamente detto che “[Gli Stati membri] non interferiscono né tentano di influenzare in alcun modo, direttamente o indirettamente, le politiche e le decisioni editoriali dei fornitori di servizi di media”, limitando di fatto l’utilizzo di queste misure a casistiche straordinarie (in mancanza di valide alternative) e utilizzando leggi nazionali in compliance con le esistenti leggi europee in materia.
Il ruolo del Parlamento europeo nell’EMFA: un’istituzione fondamentale
Il Parlamento europeo è l’organo legislativo e rappresentativo dell’UE, direttamente eletto, che svolge un ruolo cruciale nel processo decisionale e nella tutela degli interessi dei cittadini europei. Sul tema, diversi membri del Parlamento, di fronte alle modifiche apportate dal Consiglio, si sono espressi duramente in senso contrario, forti del sostegno di una buona parte della società civile, dell’opinione pubblica e di numerosi legislatori (tra cui quelli francesi, il cui paese ha proposto il cambiamento più controverso). Molto dura la posizione della Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ), la cui Presidente, Renate Schroeder, ha condannato il nuovo testo, definendolo “un duro colpo alla libertà dei media, che rischia di mettere i giornalisti e le loro fonti ancora più in pericolo. Sappiamo fin troppo bene come la difesa della sicurezza nazionale venga strumentalizzata per giustificare violazioni della libertà di stampa”.
Il Comitato sulle Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni, che segue la bozza per quanto riguarda la protezione dei giornalisti, ha approvato lo scorso 18 luglio, con una larga maggioranza, una risoluzione critica della posizione del Consiglio. I parlamentari hanno richiesto che, ogniqualvolta le autorità competenti di uno Stato membro dovessero utilizzare uno spyware nei confronti di giornalisti, le persone interessate devono essere informate in merito ai dettagli della sorveglianza e devono avere la possibilità di opporsi alla decisione e richiederne la revoca attraverso un procedimento giudiziario. Tale sorveglianza, qualora comunque confermata, non deve riguardare l’attività giornalistica, tutelando la segretezza delle fonti (a meno di richiesta esplicita del giudice) e l’interferenza con il diritto di cronaca dei giornalisti deve essere “proporzionale e definito da legge”.
Il futuro: cosa possiamo aspettarci dall’European Media Freedom Act
L’EMFA è un progetto ambizioso, uno strumento d’avanguardia per proteggere e, soprattutto, incentivare l’attività giornalistica nell’Unione Europea. Al giorno d’oggi, sempre più di frequente, assistiamo al cosiddetto democratic backsliding o “autocratizzazione”, ovvero il progressivo avvicinarsi all’autocrazia di un determinato sistema politico. Questo avviene persino nel nostro giardino di casa, l’Europa Centro-Orientale.
L’informazione gioca un ruolo fondamentale nella tenuta democratica di un paese; una tenuta che forse diamo troppo per scontata. Tutelare l’indipendenza dell’informazione da pressioni esterne vuol dire garantirsi una voce, un campanello d’allarme per poter chiamare all’ordine i potenti; la stampa, nella migliore tradizione del giornalismo anglosassone, come watchdog della società civile. Ma senza quella voce, quella guardia, anche la più florida democrazia rischia di precipitare inesorabilmente verso l’autocrazia.
Ottenere una risoluzione ottimale non sarà semplice e si dovrà arrivare a un compromesso che possa mettere d’accordo Parlamento, e quindi noi cittadini, e Consiglio, espressione dei Paesi membri, che, per ovvi motivi, sono a volte restii (alcuni più di altri) a concedere tali libertà senza porre alcun limite.
Il tempo ci dirà chi avrà la meglio.