testi di Francesco Martano
disegni di Giacomo Camicasa
“Gloria all’Ucraina”. Un urlo di liberazione e resistenza. Una voce che percuote le fondamenta del mondo e pone interrogativi esistenziali sugli equilibri geopolitici della terra. “Slava Ukraini”, cioè “Gloria all’ Ucraina”, è il titolo di questa nuova rubrica che cerca di raccontare, con parole e immagini, la storia della guerra che ha fatto tremare l’Europa. Questo progetto di graphic journalism si propone di calare gli occhi sul campo di battaglia e raccontare gli sviluppi del conflitto mese dopo mese, raccontando il cammino di resistenza di un popolo e di una nazione intera.
[disclaimer] Le opinioni espresse in questo articolo sono personali di chi scrive e non sono da intendersi come posizione maggioritaria o ufficiale dei Giovani Democratici
Il 24 febbraio 2022 la nostra storia è cambiata. La storia di noi europei, che per più di settant’anni ci eravamo illusi di poter vivere finalmente in un’unione politica che garantisse pace e democrazia ai suoi abitanti è venuta meno con l’aggressione russa verso l’Ucraina, uno stato autonomo e sovrano che cercava in ogni modo di smarcarsi dalla nazione guidata da Vladimir Putin. Le ragioni della guerra sono antiche e come sempre, quando si parla di questioni geopolitiche, bisogna analizzare tutti i contesti che riguardano le nazioni coinvolte in un conflitto, da quelli storici a quelli prettamente geografici. Definire perciò la guerra in Ucraina come “la guerra di Putin” è una superficialità che possiamo sentire in qualche talk show, ma che nasconde realtà molto più complesse. Certo, Vladimir Putin è l’alfiere più spaventoso di questa invasione, colui che si è reso responsabile del gesto estremo, ma le dinamiche che hanno portato a questo conflitto sono da cercare appunto nella storia di questi due paesi, nei loro legami e nelle loro culture. Quello che cercheremo di fare con questo articolo è fornire, a coloro che avranno la bontà di leggerci, gli strumenti necessari per capire le ragioni storiche e geopolitiche che hanno portato a questo evento che ha sconvolto, ma anche ricompattato in un certo senso, l’Europa intera e che pone diversi interrogativi sugli equilibri mondiali fra le varie superpotenze. È bene partire dalla Russia allora, la responsabile definitiva della guerra. Uno stato immenso, che si divide tra Asia ed Europa e che estende la sua superficie in una pianura enorme, senza protezioni e senza montagne. È già qui troviamo un indizio non da poco sulle ragioni della guerra. È bene sempre ricordare che quando si parla di geopolitica si parla sostanzialmente di come i vari popoli interagiscono fra di loro. Ma i popoli sono formati nient’altro che da persone, esseri umani. È giusto quindi considerare il fatto che un popolo ragioni esattamente come ragiona un essere umano, con le sue paure e le sue fobie.
Tutto questo è assolutamente coerente con la conformazione geografica della Russia che, abbiamo detto essere un’enorme distesa di terra senza montagne. L’essere senza montagne significa non avere protezioni, significa stare nel mezzo ad altri stati ed essere aggredibile da ogni punto geografico. Se abbiamo detto che in geopolitica ciò che vale per la collettività vale anche per il singolo, vi propongo un paragone che forse può aiutare a comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando. Immaginate infatti di dormire fra quattro muri di una stanza, o dormire invece in una landa enorme e desolata. Potete facilmente capire che nei due casi la concezione della vostra sicurezza cambia parecchio. È proprio questo uno dei punti cruciali per la Russia. Questa nazione, che per sua natura tutt’ora si considera un impero, vive su di sé l’insicurezza di essere attaccata da tutti i fronti, di non avere nulla intorno che possa proteggerla.
Questa sensazione di vuoto intorno a sé crea schizofrenia nei popoli. In tedesco questa fobia ha anche un termine che la definisce, ovvero “mittellange”, che letteralmente si traduce in “stare nel mezzo”. I popoli che vivono questa paura su di sé tendono ad intraprendere una strategia molto precisa, ma forse difficilmente comprensibile per noi occidentali. La Russia, infatti, cerca di creare attorno a se quelli che in geopolitica vengono chiamati “territori cuscinetto”, ovvero delle porzioni di territorio o addirittura stati interi attraverso i quali lo stato che li ha conquistati possa proteggersi. Si tratta in poche parole di azioni offensive per scopi difensivi. Se attorno a me ho il nulla, è bene che io entri in possesso di altri stati che possano proteggermi da agenti o attacchi esterni. Per questa ragione, che non è certamente l’unica, la Russia (non Putin) ha deciso di entrare così violentemente nel territorio ucraino, per avere cioè un territorio cuscinetto in grado di proteggerla da attracchi esterni.
Ho specificato, volutamente, che questa scelta non ricade esclusivamente su Putin, che ricordiamolo è il responsabile principale dell’aggressione, ma su tutta la Russia, sulla sua storia e la sua cultura. Già, perché la paura di un’aggressione e la prepotenza che ne deriva di voler conquistare un territorio autonomo, solo per propri scopi difensivi, sono cose profondamente radicate nella mentalità dei russi, sia in coloro che amano Putin, sia in coloro che lo detestano. In più, come abbiamo già ricordato prima, la Russia è per sua natura un impero, un’entità cioè che vive di gloria del suo passato e crede fortemente nella ciclicità della storia, disciplina che tra l’altro è fra le più studiate nelle nazioni che furono ex imperi, proprio per far consolidare da subito nella popolazione la consapevolezza della propria grandezza. Forse sarà banale, ma è bene ricordare che è la Russia che ha partorito Putin e non il contrario. Ma le ragioni della guerra in Ucraina non sono esclusivamente geografiche, ma anche storiche, e di una storia che ha radici profondissime. La Russia, infatti, ha un legame antichissimo con l’Ucraina, essendo quest’ultima parte in passato del territorio russo. Non solo, l’origine della Russia ha il suo cuore proprio nella città di Kiev. Non possiamo non citare infatti quello che fu il primo embrione dell’impero russo, ovvero la Rus’ di Kiev, considerato il più antico stato organizzato slavo orientale e del quale Kiev fu a lungo la capitale. Fu proprio nelle acque del fiume Dnipro, a Kiev, che il principe Vladimiro il grande fece battezzare nel 988 tutta la popolazione al cristianesimo ortodosso, attuale religione anche
della Russia di oggi. Il principe Vladimiro appunto, sembra uno scherzo del destino che gli attuali protagonisti di questa guerra portino entrambi il suo nome, segno di come la storia si ripeta. Vladimir Putin e Volodymyr (che in ucraino significa appunto Vladimiro) Zelens’kyj.
Ciò che accadde nel 988, proprio in quella città che oggi è la capitale della stato aggredito, è la culla della civiltà russa. Basti pensare che alla celebrazione dei mille anni dalla conversione al Cristianesimo era presente lo stesso Vladimir Putin sulle sponde del fiume Dnipro, a dimostrare di quanto quell’evento, quelle acque avessero un legame così viscerale non solo con lui ma con tutti i russi. Sono queste le ragioni, oltre una eccessiva sfrontatezza da parte del suo leader, ad aver portato la Russia a questa scellerata scelta di invadere l’Ucraina. Una scelta che divide fortemente gli aspetti tattici della guerra da quelli strategici. Sarà bene infatti analizzare tutte le mosse sul campo dei due eserciti. Osservare fin dove si spinge l’orso russo e fin dove riesce a proteggersi e a contrattaccare il popolo ucraino, anche con gli aiuti dei suoi alleati. Capire l’origine e l’evoluzione di questi avvenimenti ci renderà più consapevoli sulla nostra collocazione geopolitica. Dall’andamento e dall’esito di questa guerra, infatti, si deciderà il futuro politico dell’Europa.