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di Elsa Piano

A Torino ha avuto luogo un corteo presieduto da 300 studenti contro la presenza della presidente Giorgia Meloni al festival delle regioni.

I collettivi studenteschi, universitari e i centri sociali sono scesi in piazza per evidenziare, innanzitutto, un mancato ascolto della politica nei confronti delle fragilità e problemi della nostra generazione: il ministro dell’istruzione che parla di merito e una non adeguata distribuzione dei fondi del PNRR per contrastare il fenomeno del caro affitti sono stati il nucleo centrale della manifestazione.

Si parlerebbe di un diritto sacrosanto, la contestazione, entro i limiti di buon costume e incolumità, ma non bisogna farsi ingannare da una retorica reazionaria che ha come capro espiatorio gli indifesi 

Non si fa di un tutt’una erba un fascio, ma non dimentichiamoci che un potere dello stato non può con forza e rabbia spegnere, sottomettere cittadini liberi, in primis ragazzi che vogliono condizioni di vita migliore ed hanno tutto il diritto di entrare nella vita politica, di capire fino in fondo i propri ideali senza timore di sbagliare.

Si sa che questo governo ha paura di questo e attacca chi un’identità la vuole avere.

I video che girano in queste ore,dimostrano una realtà che mi fa rabbrividire.È un lavoro duro far parte delle forze dell’ordine, tutelarsi è legittimo in un lavoro così pieno di rischi, e premetto -ne porto rispetto-ma il rispetto non si può provare per chiunque legittimi la violenza, specialmente se appartenente alle forze dell’ordine e non motivato da preoccupazione razionali.Manganellare ragazzini inermi, che tentavano di prottergersi invano con uno striscione; è evidente che qua non prende luogo solo un problema politico ma addirittura socio-culturale, si parla di buttarsi contro persone per mostrare la propria forza e potere, sporcarsi per aver infangato un diritto sacro santo, la parola

“Basta hanno rotto il c***o caricate” queste sono le parole espresse dal dirigente della polizia in un video che sta suscitando rabbia nel web.

 Per una società giusta bisogna ripartire dai soggetti più vulnerabili, e tutto ciò non si combatte con la violenza ma con l’educazione.

Non c’è bisogno di descrivere, spiegare, si può solo stare in silenzio, esaminarsi, chiedersi una volta per tutte se questa è l’ingiustizia che vogliamo vivere noi e le nostre generazioni.

Il potere è del popolo e deve rimanere al popolo.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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