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di Michelangelo Colombo

Le elezioni presidenziali e parlamentari

Il popolo macedone, il 24 aprile, si è recato alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Gordana Siljanovska-Davkova è arrivata prima per preferenze (41,20% dei voti), candidata della coalizione La Tua Macedonia ed esponente del partito VMRO-DPMNE (partito democratico per l’unità nazionale macedone). Il presidente uscente Stevo Pendarovski, candidato della coalizione Per un Futuro Europeo, guidata dal SDSM (Unione socialdemocratica di Macedonia), ha preso il 20,48% dei voti, arrivando quindi secondo. Il ballottaggio tra i due candidati si è tenuto l’8 maggio. Per rendere valide le elezioni presidenziali è importante che l’affluenza al secondo turno sia almeno del 40%. Silianovska-Davkova ha vinto con il 69,01% dei voti, con un affluenza al 47% e diventando la prima donna Presidente della Macedonia del Nord.

Durante il secondo giorno delle elezioni presidenziali si sono svolte anche quelle  parlamentari per il rinnovo dell’Assemblea della Repubblica (il Parlamento monocamerale macedone). I cittadini hanno votato con un sistema proporzionale a liste chiuse composto da 6 collegi plurinominali, da 20 seggi ciascuno, con anche un collegio per i cittadini all’estero composto da 3 seggi. Il partito nazionalista VMRO-DPMNE è arrivato primo ottenendo 58 seggi, seguito dal partito albanese Unione Democratica per l’Integrazione (UDI) con 19 seggi e dal partito socialdemocratico SDSM con 18 seggi. 

Il nuovo Governo di Mickoski 

La nuova presidente Siljanovska-Davkova ha affidato a Hristijan Mickoski, leader del partito nazionalista VMRRO-DPMNE, dopo che aveva sigliato un accordo di coalizione con VLEN (alleanza che rappresenta la minoranza albanese) e ZNA (partito nato da una scissione con i socialdemocratici), l’incarico di formare il nuovo governo. Mickoski, nel suo discorso all’Assemblea della Repubblica del 23 giugno, prima del voto di fiducia, ha promesso che il suo esecutivo avrebbe lavorato per ridurre le tasse, aumentare le pensioni, aiutare le famiglie meno agiate rendendo i libri di testo di scuola gratuiti, rilanciare l’economia l’economia (attirando investitori stranieri per creare nuovi posti di lavoro) e combattere la corruzione. 

Durante il suo discorso Mickoski si è riferito al suo Paese chiamandolo “Macedonia” e definendo vergognoso il nome costituzionale “Macedonia del Nord”. Non si è fatta attendere la risposta del governo ellenico, che ha accusato il governo macedone di rinnegare l’accordo di Prespa e ha avvertito che l’adesione della Macedonia del Nord all’Unione Europea potrebbe essere bloccata. Mickoski ha affermato nel suo discorso anche che finché sarà primo ministro, la minoranza bulgara non sarà riconosciuta e non ci saranno più cambiamenti costituzionali, definendo le richieste da parte di Bruxelles come un “dettame bulgaro”.  Il governo di Sofia considera inaccettabili le intenzioni della Macedonia di Nord di non rispettare i suoi impegni internazionali, e incompatibili con il suo percorso di adesione all’UE. Per segnare ancora di più il suo distacco dalle istituzioni europee, Mickoski ha scelto come vice primo ministro Ivan Stoilković, noto per i suoi legami con Russia e Serbia.

La nuova politica estera

Durante il vertice della NATO a Washington DC, tra il 9 e l’11 luglio, Mickoski ha incontrato il suo omologo ungherese, Viktor Orbàn. I due hanno concluso un accordo per stabilire una speciale cooperazione economica tra i paesi. Il governo ungherese presterà 500 milioni di euro al governo macedone per l’attuazione di progetti di capitale nei comuni e per il sostegno diretto all’economia nazionale. Mickoski ha affermato che: “250 milioni di euro saranno a sostegno diretto dell’economia macedone con un interesse del 3,25%, con un periodo di garanzia di 3 anni, un periodo di rimborso di 12 anni o un totale di 15 anni. I restanti 250 milioni di euro saranno stanziati per progetti di capitale che saranno realizzati nei comuni e saranno destinati esclusivamente alle esigenze dei cittadini”.  L’accordo è stato condannato dal partito di opposizione SDSM, preoccupato che tale politica possa portare il paese ad essere ostaggio dell’Ungheria e che il nuovo primo ministro voglia introdurre il sistema autocratico di Orbàn nella Macedonia del Nord. 

Mickoski ha poi dichiarato la propria opposizione alla costruzione del VIII Corridoio del trasporto Pan-Europeo. Quest’ultimo è una rete multimodale di trasporto importante che comprende il mare, i porti fluviali, aeroporti, strade e ferrovie, percorrendo i Balcani da est a ovest, partendo dai porti italiani di Bari e Brindisi attraversando poi l’Albania, la Macedonia del Nord e la Bulgaria fino ai porti del Mar Nero di Varna. La ferrovia dell’VIII corridoio è in costruzione da oltre trent’anni, ma senza molto successo. Il nuovo governo macedone ha suggerito di riassegnare i fondi europei per modernizzare l’attuale ferrovia che collega Budapest ad Atene, realizzata su iniziativa della Cooperazione tra Cina e i Paesi europei centrali ed orientali. Le affermazioni di Mickoski sono state respinte dai dirigenti delle ferrovie macedoni e bulgare; inoltre la Macedonia del Nord ha firmato un memorandum proprio sulla costruzione dell’ottavo corridoio paneuropeo durante il vertice NATO di Washington, dove Mickoski era presente. 

L’ufficio del primo ministro macedone ha dichiarato che è intenzione del suo governo congelare la costruzione dell’ottavo corridoio. Questa scelta da parte di Mickoski sarebbe parte dell’accordo stretto con Viktor Orbàn: da una parte la costruzione di un nuovo asse nazionalista tra Skopje, Belgrado e Budapest, che difenderebbe gli interessi di Mosca nei Balcani; dall’altro un intervento di Pechino, che cerca di consolidare la linea ferroviaria tra la Grecia e l’Ungheria come parte della sua espansione in Europa; in pratica il credito finanziario concesso dall’Ungheria alla Macedonia del Nord è stato garantito dalla Cina. Mickoski starebbe quindi seguendo le orme di Orbàn e del presidente serbo Aleksandar Vučić. Ex membri di spicco del proprio partito come Ljubčo Georgievski e Filip Petrovski hanno accusato Mickoski di serbianezzare la Macedonia del Nord. 

La nuova spaccatura con l’UE

Nel mese di settembre Mickoski ha sostituito la maggior parte degli esperti macedoni che erano membri della commissione congiunta con la Bulgaria, ai sensi del trattato di amicizia tra i due paesi, che stavano lavorando per cercare un consenso nella lettura comune della storia di entrambi i paesi e dei popoli, accusandoli di trascurare gli interessi nazionali macedoni. Il 20 settembre 2024 Mickoski ha dichiarato a Bruxelles che il suo paese non accetterà più alcun ultimatum sul suo percorso verso l’UE. Il 25 settembre l’Unione Europea ha annunciato lo sganciamento dell’Albania dalla Macedonia del Nord nel suo percorso di adesione all’UE, a causa delle controversie tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria sulla minoranza bulgara. A seguito di questa decisione, l’Albania ha iniziato il suo percorso separatamente a partire dal 15 ottobre 2024.


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