di Michelangelo Colombo
L’Europa in questi mesi sta attraversando una crisi politica, con Francia e Germania che non riescono più ad avere governi stabili. Se è anche vero che l’Italia sta mostrando una notevole stabilità rispetto al passato, ciò non toglie che potrebbe essere colpita anche lei da una nuova crisi politica. La distanza tra le posizioni di Forza Italia e quella della Lega si fa sempre più grandi e, anche se il Governo Meloni dovesse reggere fino alla fine della legislatura nel 2027, l’attuale legge elettorale non garantisce che ci sarà una nuova chiara maggioranza. Da qui la necessità di riformare la legge elettorale affinché possa essere garantita la stabilità politica dell’Italia.
Decidere quale sistema elettorale adottare però non è semplice, perché c’è chi preferisce conferire maggior peso alla rappresentanza di tutte le sfaccettature della società attraverso il sistema proporzionale, e chi invece preferisce dare maggior peso alla stabilità dei governi con governi sostenuti da maggioranze uscite dalle urne. Secondo Romano Prodi i sistemi democratici si fondano sulla semplice regola che i cittadini vanno a votare per dare vita ad un governo che deve rimanere in carica per l’intera legislatura. Una durata che permette di prendere le necessarie decisioni, spesso spiacevoli, soprattutto nella prima parte del mandato, e goderne possibilmente gli effetti positivi prima delle elezioni successive. Una regola di fatto mai rispettata in oltre settantacinque anni di vita della nostra democrazia. Nessuna riforma risultata possibile in un sistema con un Parlamento che, sempre in punto di morte, non permette al governo di governare. Prima di pensare alle riforme da fare, occorre pensare allo strumento che le renda possibili: un sistema elettorale maggioritario che obblighi i partiti a costruire coalizioni chiare prima delle elezioni e le renda stabili dopo le elezioni. Un sistema non finalizzato a fotografare il Paese, come accade per il proporzionale, ma a produrre un governo duraturo (Strana vita, la mia. pag 203-204)
Le proposte
La maggior parte dei partiti presenti in Parlamento sostengono che l’attuale legge elettorale, chiamata Rosatellum bis, debba essere riformata, però non sono concordi sul come farlo. Per uscire da questo situazione di stallo si potrebbe proporre di rivedere proprio il Rosatellum, cambiandola in questo modo: il 50% dei seggi sarà assegnato con il sistema maggioritario uninominale a turno unico (un collegio, un candidato) mentre il restante 50% dei seggi con il sistema proporzionale. Proprio per garantire la rappresentanza delle diverse voci all’interno della società, nessuna soglia di sbarramento dovrà essere prevista per la parte proporzionale; inoltre saranno vietate le candidature plurime in diversi collegi e i capolista bloccati. E’ importante che ciascun politico si candidi in un solo collegio affinché i cittadini di ogni territorio possano essere rappresentanti in Parlamento ed è importante che i politici si assumono le loro responsabilità, non nascondendosi dietro le liste bloccate riuscendo a farsi eleggere nonostante le persone non li vogliano più in Parlamento o in qualunque altro organo elettivo. E’ quindi importante introdurre le preferenze all’interno della quota proporzionale, i cui collegi dovranno essere piccoli, da 4 a 8 candidate/candidati. I nomi dei candidati nel collegio plurinominale dovranno essere scritti sulla scheda elettorale permettendo l’elettore di porre soltanto un segno sul loro nome, senza guardare l’elenco assai lungo dei nomi fuori dai seggi. Infine, al fine di garantire l’efficacia del sistema misto, il voto sarà disgiunto: un voto per la parte maggioritaria e un voto per la parte proporzionale.
La seconda proposta è quella di ritornare al sistema elettorale della Prima Repubblica, quindi un sistema proporzionale puro. Proprio per garantire la rappresentanza di tutte e tutti e per porre fine a questo bipolarismo che ha danneggiato in parte la qualità della politica in Italia. La nuova legge elettorale dovrebbe seguire le caratteristiche indicate nel paragrafo precedente per quanto riguarda la quota proporzionale della nuova legge elettorale mista, salvo forse con una differenza: la possibilità di introdurre un premio di maggioranza del 65% dei seggi al partito che otterrebbe il 50% dei voti, quindi in maggioranza nel Paese.
La terza proposta è l’adozione di un sistema elettorale maggioritario a doppio turno: al primo turno un candidato per collegio, vince chi ottiene il 50% + 1 dei voti; nel caso nessuno riuscisse, secondo turno (ballottaggio) tra i candidati che ottengono il 12,5% dei voti (o una quota simile di voti), portando quindi ad avere ballottaggi non soltanto con due candidati, ma anche con tre o quattro candidati, chiamati in Francia triangolari e quadrangolari. Questa legge elettorale, come già affermato prima da Romano Prodi, garantirebbe governi duraturi con solide maggioranze.
È importante tener presente che per quanto possa essere giusta o efficace una legge elettorale, non sempre è così. Nei sistemi proporzionali, i partiti, invece di essere responsabili, finiscono per estremizzare il dibattito politico soffiando sull’instabilità dei governi, mentre a volte i sistemi maggioritari non sempre riescono a garantire la maggioranza di un solo partito o di una sola coalizione. Oltre alla legge elettorale, in Italia noi abbiamo il problema che il Governo deve avere la fiducia sia della Camera dei Deputati sia del Senato della Repubblica. Questo è un problema perché il Senato non è eletto allo stesso modo della Camera e perciò sarebbe necessario riformare l’elezione del primo passando dall’elezione su base regionale a quella su base circoscrizionale della seconda, per equiparare il risultato di entrambe le camere ed evitare il rischio di possibili maggioranze diverse. Un’altra soluzione, potrebbe essere quella di dare soltanto alla Camera dei Deputati il potere di dare e togliere la fiducia al Governo.
Spero che queste mie proposte possano far riflettere e che possa nascere un dibattito costruttivo e aperto sul tema, di vitale importanza per il presente e per il futuro del nostro paese.