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di Giorgio Pecoraro

 

La storia dei possibili contratti affidati a Starlink dal governo è più un prodotto dell’immobilismo della nostra Unione Europea che dell’amichettismo di questa destra.

Se si volesse citare un’altra grande saga stellare verrebbe da dire: “Aiutami Elon Musk, sei la mia unica speranza.”

Il cameo di Giorgia Meloni nei panni della principessa Leila è, purtroppo, improbabile, ma va riconosciuto che oggi Starlink è l’unico provider credibile di servizi satellitari a bassa orbita, una infrastruttura di cui il nostro paese ha bisogno.

Il suo utilizzo non comporta problemi legati alla sicurezza della rete, dove i dati sarebbero criptati dal governo o da altre aziende italiane attive nell’ambito della difesa (ad esempio la stessa Leonardo ha stretto un accordo proprio con Starlink nel anno passato), però ci sarebbe sicuramente una dipendenza dall’umore di Musk, che ha già dimostrato, nel caso ucraino, di essere capace di rendere la rete inaccessibile se le modalità di utilizzo non gli vanno a genio.

Il punto chiave di questa faccenda è che l’Europa ha perso l’ennesima occasione per sfruttare l’enorme potenziale del nostro continente. Alla fine, come sempre, ha vinto l’immobilismo e la mancanza di visione della nostra classe politica comunitaria e nazionale.

Iris 2 e GovSatCom, le risposte europee a Starlink, ne sono l’esempio perfetto.

GovSatCom ha cominciato ad essere implementato nel 2021 e forse vedrà la luce nel 2025. Questo progetto europeo si basa quasi esclusivamente su satelliti preesistenti ed è essenzialmente l’integrazione della rete esistente, rendendola accessibile a tutti gli attori statali. Alcuni paesi, tra cui l’Italia, prevedono di lanciare ulteriori satelliti, ma sono iniziative dei singoli governi nazionali. L’Europa, essenzialmente, ci ha messo 4 anni (nel migliore dei casi!) per condividere i satelliti esistenti.

Iris 2 invece è stato annunciato nel novembre del 2022, è stato affidato al consorzio vincitore nel giugno 2023, ma la firma definitiva è avvenuta solamente nel dicembre 2024. In due anni c’è stato un prevedibile raddoppio dei costi, passati da 6 a 12 miliardi, problemi con le aziende del consorzio e lamentele da parte dei paesi membri.

In questo caso la colpa è della Germania, che a Maggio 2024 ha inviato una lettera alla Commissione chiedendo di riconsiderare il progetto nel suo insieme. Come riportato da Politico [https://www.politico.eu/article/iris-2-eu-satellite-project-germany-delay/], il vice cancelliere Habeck, eletto nelle fila europeiste dei Verdi, ha scritto alla Commissione lamentandosi perché “il lavoro non è diviso equamente tra Francia e Germania” (gran parte del consorzio sono aziende francesi), dicendo anche che “c’è troppo a rischio per prendere decisioni affrettate”.

Risultato? Al posto di avere una rete operativa nel 2027, dovremo aspettare almeno il 2030 per vedere Iris 2 completata. A tutto questo si aggiunga il  fatto che siamo già  in forte ritardo su Starlink, il cui lancio di satelliti è iniziato nel 2019. Per dare un’idea, basta considerare che Starlink ha lanciato nei due mesi successivi alla firma dell’accordo di Iris 2 lo stesso quantitativo di satelliti che dovremmo avere a capacità massima nel 2030.

A proposito di decisioni affrettate.

Questo continente ha disperato bisogno di una visione comune e di velocità nelle decisioni in campi strategici se non vuole continuamente rincorrere Stati Uniti e Cina. Le sfide le conosciamo già, e sappiamo anche dal rapporto Draghi quali potrebbero essere i passi concreti da intraprendere per migliorare l’integrazione economica e sviluppare più opportunità nel nostro continente, però alcune questioni possono e devono essere risolte velocemente a livello politico.

Ad esempio, perché non esiste un campione europeo nel campo dell’intelligenza artificiale? Si tratta evidentemente della tecnologia più rivoluzionaria del prossimo decennio e l’Europa è il posto perfetto per sviluppare una intelligenza artificiale che funzioni e sia di beneficio per tutti. Qui c’è una sensibilità sociale ed etica che aiuterebbero ad indirizzare questa tecnologia nella giusta direzione molto di più rispetto ad aziende private discutibili come OpenAI o il controllo totale della Cina. Abbiamo anche le competenze e le risorse umane per farlo, però manca una volontà politica comune. Oltretutto l’Europa rispetto agli USA avrebbe anche il vantaggio di poter utilizzare in modo strategico le risorse del settore pubblico e delle partecipate statali, aumentando esponenzialmente la capacità di investimento. Perché non creare un campione europeo di proprietà pubblica?

La spinta all’integrazione e alla collaborazione del Next Generation EU sembra esaurita, però questo continente non può permettersi passi falsi e lasciarsi andare al suo consueto immobilismo. Dalla nostra strategia politica e dalla capacità di prendere decisioni insieme velocemente dipenderà il futuro della nostra qualità della vita, caratteristica definitiva del nostro continente. C’è troppo a rischio per non prendere decisioni.

 

Questa immagine NON è generata con IA

[la copertina e l’immagine sfondo di questo articolo sono generate con IA]

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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