di Cristian Buccisano
Novembre 2022, si cominciava a vociferare della possibilità per Elly Schlein di candidarsi alla segreteria del Partito Democratico, in contemporanea uscivano i primi commenti: “tre cittadinanze, genitori ricchi, come fa a rappresentare la sinistra?”. Ho sempre rifiutato questo genere di obiezioni, in quanto le considero tutt’ora (nella maggior parte dei casi) classismo vero e proprio. Le liquidai pensando che, anche in condizioni di ricchezza è possibile avere la consapevolezza necessaria per combattere le diseguaglianze. Non mi sbagliavo e lo credo ancora, Elly Schlein ha dimostrato in più frangenti di avere bene in mente le questioni da affrontare nell’attuale momento storico, dalla precarietà al salario minimo. Finalmente la sinistra si sta occupando un po’ di più di diritti sociali. Ma non basta, sostanzialmente e comunicativamente si commettono ancora errori molto gravi. Quando usiamo termini come “mascolinità tossica”, “ governo fascista”o ci ostiniamo a montare enormi polemiche sulla schwa, non ci accorgiamo che ci stiamo condannando da soli a una cronica subalternità politica, per la maggior parte dei cittadini sono temi astrusi e irrilevanti.
Cito anche i 5 Stelle perché, raramente, si sono impegnati in queste “battaglie d’élite”, (che non sono battaglie per le minoranze, ma guerriglie di second’ordine che cambiano di poco la vita delle medesime) infatti, sebbene abbiano meno punti del PD nei sondaggi, il loro potenziale elettorale è di molto maggiore rispetto al nostro partito. Queste battaglie d’élite ci rendono sideralmente distanti dal cosiddetto “paese reale”, in periferia il PD non viene preso sul serio, lo sanno tutti, eppure continuiamo a non capire che, come sinistra, dobbiamo avere dei temi prioritari e altri secondari. Le inestinguibili logiche correntizie unite a una scarsa concretezza sui temi rimangono gli annosi limiti di questo partito, che annacquano la nostra proposta politica e la rendono sostanzialmente inefficace. In questo momento, le divisioni interne al PD sono state davvero messe da parte o semplicemente non sono palesi? Spesso, quando sento parlare membri della segreteria, l’impressione è che si dica tutto e niente per evitare di scontentare le correnti, è così che accade che, anche se sei una grande comunicatrice, dopo 3 pagine di risposte indecise la gente finisce per ricordarsi che paghi uno sproposito per l’armocrosmista. Elly Schlein è arrivata da poco e sarebbe ingeneroso pretendere che essa cambi tutto immediatamente, staremo a vedere se ci sarà la volontà di fare una lotta in tal senso. perché i capicorrente non smettono di esserlo se, trattandoli con gentilezza li accompagniamo alla porta; è chiaro che sia necessaria una lotta portata avanti con decisione contro ogni tipo di individualismo politico. Il concetto fondamentale che dobbiamo far nostro in quanto sinistra è principalmente uno: le proposte politiche vanno elaborate insieme alle realtà sociali che le riguardano. Non mi riferisco ai gelidi studi di settore, ma al fatto che se c’è da riformare la scuola, noi abbiamo il dovere di partire dall’ascolto di studenti, genitori e insegnanti, tramite form, incontri, riunioni, dobbiamo essere in grado di parlare e ascoltare i loro cuori. Invece, finora ci ha caratterizzato uno scabroso snobismo culturale: quando attacchiamo Giorgia Meloni perché é cresciuta nel quartiere la Garbatella, o Luigi di Maio perché vendeva panini allo stadio Maradona o tutti i 5 Stelle in quanto incompetenti. Chi potrebbe votarci si ricorda queste uscite dannatamente classiste, bisogna avere un grado di inconsapevolezza altissimo per non capire che per la maggior parte delle persone meno abbienti siamo addirittura nauseanti, che l’operaio-padre di famiglia quando parla uno qualunque del nostro partito non cambia canale ma spegne direttamente la TV. Forse la chiave di lettura sta fondamentalmente tutta nel fatto che la politica è sempre di più un mestiere da ricchi, e l’astensione ha reso possibile che i ricchi politicanti potessero prendere decisioni senza considerare i più poveri, ovvero gli stessi che si astengono dal votare, le cui questioni possono essere ignorate vista la loro autoesclusione appunto dal voto. Con l’arrivo dei populismi ormai va di moda l’idea che la politica non debba avere un costo, o meglio, che la politica debba essere totalmente autofinanziata, pensiero che è arrivato al culmine con l’abolizione del finanziamento pubblico, era il governo Letta. È un pensiero terribile da sopportare, il principale partito di sinistra ha privato il paese della possibilità che siano anche i poveri a occuparsi dello Stato, lasciando di fatto la politica nelle mani esclusive (con pochissime eccezioni) di chi ha di più. In assenza di finanziamento pubblico, il ricco se la cava da solo, il povero probabilmente rinuncia, non avendo le risorse economiche per andare avanti. I danni arrecati dalla mancanza di partecipazione dei meno abbienti alla vita politica sono incalcolabili, in ordine sparso: non si parla quasi mai della povertà abitativa, delle condizioni delle case popolari, degli affitti brevi che cannibalizzano il mercato immobiliare delle grandi città, della qualità del lavoro, si parla sempre e solo in termini di posti di lavoro e mai della qualità degli stessi, non si parla dell’impossibilità di entrare nel mondo del lavoro senza farsi sfruttare per i primi 10 anni, non si parla della qualità penosa delle scuole pubbliche, che troppo spesso sono il luogo dove parte l’emarginazione e la tensione sociale. Non si parla del fatto che in Italia se nasci emarginato, è probabile che tu lo rimanga a vita, che farai lo stesso lavoro che tuo padre sopportava a fatica prima di prendere una pensione ridicola che non basterà mai per far studiare il figlio. In italia l’ascensore sociale è rotto e le scale sono troppo ripide, la gente cade provandoci e poi non ci riprova più. Bisogna invertire la tendenza, va ripensata la struttura partitica, bisogna investire sul coinvolgimento di più persone possibili, il più differenti possibili tra loro.
Reintrodurre il finanziamento pubblico è solo il primo passo, attualmente la struttura partitica penalizza le persone senza contatti nell’ambiente, Il Partito Democratico è l’ultimo grande partito teoricamente “scalabile” dal basso.
Eppure come diceva Gaber “intendiamoci, la democrazia non è nemica della qualità è la qualità che è nemica della democrazia, mettiamo come paradosso che un politico sia un uomo di qualità, mettiamo che si voglia mantenere a livelli alti, quanti lo potranno seguire? Pochi, pochi ma buoni…In democrazia ci vogliono i numeri! Bisogna allargare il consenso, adeguarsi. un’adeguatina oggi un’adeguatina domani e l’uomo di qualità ci prende gusto e tac. Ogni giorno si abbassa di 5 cm”
Il genio di Gaber ha riassunto, in questa prosa, un’altra mancanza apparentemente irrisolvibile della politica: la difficoltà per le persone “di qualità” di fare successo, secondo me le cause non sono da ricercare tanto nelle scelte degli elettori, quanto nella tendenza delle persone senza scrupoli ad avvicinarsi alla politica, inquinandola piu o meno parzialmente. Ne consegue che gli “standard di qualità” della politica divengono molto più bassi di quelli che dovrebbero essere, di quelli che tutti vorremmo. La tendenza al compromesso sempre e comunque, negli ultimi anni, ha avvelenato il PD, dopo circa 10 anni di governo, non c’è un solo grosso risultato ottenuto, tante riforme secondarie, un po’ di impegno sui diritti, politiche liberali che hanno peggiorato di molto la qualità del lavoro. Ci siamo illusi che, posizionandosi al centro, avremmo potuto influire di più, ma le politiche liberiste hanno dimostrato di permettere ai ricchi di arricchirsi sempre di più e ai poveri di rimanere impantanati nella miseria.
Una soluzione al morbo del compromesso può essere il ripensamento di tutti i partiti che miri a compiere uno sforzo particolare per permettere che ci sia una struttura che favorisca l’avanzamento delle persone di qualità. più semplice sarebbe far emergere un gruppo di persone fuori dai canoni della politica odierna, socialmente consapevoli, capaci di parlare a tutti, capaci di andare nelle periferie con l’autorevolezza di chi apre la porta di casa propria. Si sente la necessità di un leader arrivato dal basso che non solo rappresenti i poveri, ma che sia la dimostrazione concreta del fatto che si può smettere di essere poveri, che partendo dalla povertà si può cambiare il mondo.