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di Michelangelo Colombo

Il 2024 è stato un anno elettorale molto importante per i Paesi europei: in Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Islanda, Germania, Lituania, Macedonia del Nord, Portogallo e Regno Unito le cittadini ed i cittadini sono stati chiamati a votare, a volte per il parlamento nazionale, altre volte per il parlamento locale e altre per il presidente della repubblica del proprio Stato. Nel 2024 si sono tenute anche le elezioni europee per eleggere il nuovo Parlamento Europeo, che hanno portato di conseguenza alla nuova Commissione Europea. Quale direzione hanno preso i cittadini quindi, una svolta a sinistra o a destra? Vediamolo. 

 

Elezioni legislative in Portogallo 

Il primo ministro portoghese socialista Antonio Costa, a seguito di un’indagine della polizia commissionata della Corte Suprema di Giustizia che ha portato all’arresto di diversi esponenti e funzionari del governo, ha deciso di dimettersi il 7 novembre 2023. Il presidente della repubblica socialdemocratico Marcelo Rebelo de Sousa ha avviato le consultazioni, con l’obiettivo di arrivare ad un nuovo governo per approvare il bilancio entro la fine del mese. Vista la mancanza di una nuova maggioranza nell’Assemblea della Repubblica (il Parlamento portoghese), il Presidente ha deciso di sciogliere in indire elezioni legislative anticipate, posticipando anche le dimissioni del Governo Costa, in modo da poter approvare la legge di bilancio. 

Il 10 marzo quindi il popolo portoghese si è recato alle urne per eleggere la nuova Assemblea della Repubblica. La legge elettorale prevede un sistema proporzionale a lista chiusa (quindi nessuna preferenza), in ventidue collegi plurinominali, che corrispondono ai Distretti del Portogallo, la prima suddivisione territoriale del Paese. I voti sono poi tradotti in seggi utilizzando il metodo D’Hondt. Ha vinto le elezioni la coalizione di centrodestra “Alleanza Democratica” composta dal Partito Socialdemocratico e dal Partito Popolare, che ha ottenuto 80 seggi. Subito dietro il Partito Socialista di centrosinistra con 78 seggi, che quindi è riuscito a non subire una sconfitta nonostante lo scandalo politico. Il partito che però ha attirato maggiore attenzione è stato Chega!, partito di estrema destra e populista, guidato da André Ventura, alleato in Europa con il Rassemblement National, la Lega, Vox e Fidesz. Chega! ha infatti ottenuto 50 seggi, diventando la terza forza politica del paese. Per isolare l’estrema destra, socialdemocratici e i socialisti hanno fatto un accordo: i primi avrebbero formato il nuovo governo portoghese, guidato da Luis Montenegro, presidente del PSD e di Alleanza Democratica, mentre i secondi non avrebbero votato la sfiducia, astenendosi. 

In questo modo il Governo Montenegro con 80 seggi ha avuto la fiducia del parlamento portoghese contro i 76 all’opposizione, grazie all’astensione dei 78 parlamentari socialisti. 

 

Elezioni Europee

Il 9 giugno le cittadini ed i cittadini della maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea hanno votato per il nuovo Parlamento Europeo, dopo la naturale scadenza della legislatura. In alcuni Paesi si è votato prima: nei Paesi Bassi il 6 giugno; in Irlanda il 7 giugno; Lettonia, Malta e Slovacchia l’8 giugno ed infine in Repubblica Ceca sia il 7 sia l’8 giugno. 

Ogni Stato ha la propria legge elettorale per l’attribuzione dei seggi, ma essa deve seguire il sistema proporzionale con una soglia di sbarramento non superiore al 5%. E’ importante tener presente che non tutti gli Stati si vota o ci si candida alla stessa età: in Italia per poter votare bisogna avere 18 anni mentre per essere eletti 25 anni; al contrario in Francia ed in Spagna i cittadini possono sia votare sia candidarsi a 18 anni; infine in Germania si vota ai 16 anni e ci si può candidare a 18 anni. 

Dalle elezioni del 2014 i partiti politici europei hanno scelti di presentarsi alle elezioni con un proprio candidato di punta alla presidenza della Commissione Europea, lo spitzenkandidat, seguendo l’esempio della politica tedesca per quanto riguarda la scelta del nuovo Cancelliere federale. Il partito che ottiene il maggior numero di seggi propone il proprio candidato di punta al Consiglio Europeo, che gli affida l’incarico di formare la nuova Commissione. 

Il Partito Popolare Europeo è risultato il primo partito ottenendo 188 seggi, seguito dell’Alleanza Progressista dei Socialisti & Democratici che ha ottenuto 136 seggi. I partiti di estrema destra e di destra radicale hanno aumentati i loro seggi, ma non sono riusciti a formare un unico gruppo comune, finendo per essere divisi in tre gruppi: i Patrioti per l’Europa con 84 seggi, i conservatori europei con 78 seggi e i sovranisti europei con 25 seggi. La presidente uscente della commissione, Ursula Von Der Leyen, spitzenkandidat del PPE, ha ottenuto quindi di nuovo l’incarico e ha formato la nuova Commissione grazie all’appoggio dei popolari, dei socialdemocratici, dei liberal democratici e dei verdi, escludendo quindi dalla maggioranza le forze radicali di destra. 

Elezioni legislative in Francia 

A seguito del risultato delle elezioni europee, il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha scelto di sciogliere anticipatamente l’Assemblea Nazionale (la camera bassa del Parlamento francese), chiedendo alle francesi e ai francesi di tornare a votare dopo soli 2 anni dalle precedenti elezioni legislative. L’obiettivo di Macron era quello di cogliere di sorpresa il Rassemblement National, che guidato da Marine Le Pen e dal giovane  Jordan Bardella, era arrivato primo alle elezioni europee in Francia. Il sistema elettorale francese segue il modello del maggioritario uninominale a doppio turno: in ogni collegio c’è un solo seggio e se nessuno al primo turno ottiene il 50% + 1 dei voti si tiene un secondo turno tra tutti i candidati che hanno ottenuto il 12,5% dei voti, quindi non soltanto i primi due. Dopo il primo turno, il 38 giugno, divenne evidente che il Rassemblement National aveva delle valide possibilità di ottenere la maggioranza assoluta al secondo turno e questo ha generato nella società francese un movimento volto a fermare a qualunque costo la conquista del potere da parte dell’estrema destra. I due schieramenti rivali, la coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare e la coalizione presidenziale Insieme per la Repubblica, si sono accordati per far convergere i voti su un unico/unica candidata che aveva le migliori possibilità di sconfiggere il candidato di RN. Questa strategia, chiamata desistenza, ha portato al ritiro di più di 200 candidati e al ribaltamento del risultato del primo turno il 7 luglio, quando si è tenuto il secondo turno: il Nuovo Fronte Popolare è diventata la prima forza politica, vincendo le elezioni legislative in Francia, seguita da Insieme per la Repubblica, mentre RN, da prima forza del Paese, si è ritrovata in terza posizione. 

Nonostante l’alleanza per fermare l’estrema destra, al momento della formazione del governo i partiti di sinistra e quelli di centro si sono divisi: i primi in quanto prima forza politica, pur non avendo la maggioranza assoluta (178 seggi su 577), chiedevano l’incarico di formare il loro governo monocolore, alleandosi con nessuno; i secondi invece preferivano un governo di coalizione composte dalle forze moderate che andavano dal centrodestra al centrosinistra, lasciando ai lati i due partiti estremi, il Rassemblement National a destra e La France Insoumise a sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, parte del NFP. Dopo una lunga serie di consultazioni, Macron ha alla fine scelto come nuovo Primo ministro Michel Barnier, esponente dei Repubblicani, principale partito di centrodestra e destra arrivato quarto alle elezioni legislative. Questa nomina ha poi portato alla formazione del nuovo Governo Barnier composto da esponenti dell’ex maggioranza presidenziale e dai repubblicani. Il NFP ha quindi presentato una mozione di sfiducia, che però è stata respinta dall’Assemblea Nazionale perché il RN ha deciso di votare la fiducia al nuovo governo francese, dando l’appoggio esterno, quindi non facendo parte della compagine ministeriale. 

Elezioni generali del Regno Unito 

Mentre la Francia si preparava al secondo turno delle legislative, anche nel Regno Unito si è tornati a votare per l’elezione della Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento britannico. Il primo ministro conservatore Rishi Sunak ha deciso lo scioglimento anticipato di qualche mese per via di dissidi all’interno del suo governo e nell’opinione pubblica. Le cittadine e i cittadini britannici hanno votato quindi per la nuova Camera dei Comuni, la LIX legislatura, un numero molto diverso rispetto agli altri Paesi europei. Il sistema elettorale britannico è maggioritario a turno unico: vince il candidato che ottiene più voti. 

Il Partito Laburista, come già preannunciato dai sondaggi, ha trionfato alle elezioni ottenendo una vittoria schiacciante sui conservatori, con 412 seggi su 630. I laburisti dopo quattordici anni passati all’opposizione, sono riusciti a tornare al governo del Regno Unito grazie a Keir Starmer e alla sua squadra, che hanno saputo allontanare il partito da posizioni radicali che aveva preso sotto la guida di Jeremy Corbyn. Il Partito Conservatore ha invece ottenuto la sua peggior sconfitta, occupando solamente 121 seggi. Una parte infatti del malcontento nell’opinione pubblica britannica che era contraria ai conservatori è stata raccolta dal partito di destra Reform UK, ovvero l’ex Brexit Party fondato da Nigel Farage nel 2019, che ha ottenuto 5 seggi. Anche i liberali-democratici, per tradizione la terza forza politica britannica, hanno ottenuto 72 seggi, aumentando i propri consensi. Grazie alla maggioranza assoluta di cui disponeva alla Camera dei Comuni, Starmer è stato nominato nuovo Primo Ministro dal re Carlo III formando il nuovo governo monocolore laburista. 

Che direzione ha preso l’Europa quindi?

In questo articolo ho scelto di trattare di elezioni di alcuni Paesi europei il cui risultato è stato diverso l’uno dall’altro. Possiamo quindi affermare che se da una parte le forze socialdemocratiche e socialiste sono riuscite sia ad aumentare i propri consensi sia a mantenerli, non si può dire lo stesso delle forze moderate di centrodestra, sui cui grava l’ascesa della destra radicale. In Austria e nei paesi dell’Europa dell’Est i partiti di estrema destra stanno acquistando molti consensi, mentre nell’Europa Occidentale i partiti moderati riescono ancora a sbarrare la strada ad essi. La Francia rappresenta un caso emblematico di una scelta compiuta da un leader politico, le cui conseguenze si paleseranno nei prossimi anni. Il mancato rispetto del voto degli elettori ha aumentato il malcontento in Francia. E’ importante far notare che nei paesi come Portogallo e Gran Bretagna le forze di centrosinistra hanno corse da sole alle elezioni, non alleate alle forze di sinistra radicali, sono riuscite a raggiungere molti più elettori e a giocare ancora un ruolo di primo piano nella politica del proprio Paese, cosa che non si può dire del Nuovo Fronte Popolare, stretto dall’alleanza tra i conservatori, i liberali e i nazional-sovranisti. 

E’ quindi importante tener conto che non sempre una grande alleanza variegata, composta da diverse forze politiche, sia in grado senza un programma chiaro, condiviso e soprattutto fattibile, di vincere le elezioni. Bisognerà attendere il risultato delle prossime elezioni in Germania nel 2025 e in Italia nel 2027 per vedere se effettivamente le forze di centrosinistra riusciranno a sconfiggere le destre radicali.

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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