In precedenza, questa redazione ha più volte raccontato eventi e personaggi della Prima Repubblica. Oggi, in occasione dell’8 marzo 2025, pubblichiamo un’intervista a Patrizia Toia (che ringraziamo vivamente per la disponibilità) sulla figura di Tina Anselmi. 50 anni di militanza nella DC, per sei legislature deputata e due volte ministra (marcando il primato di essere la prima donna a ricoprire un dicastero nella storia italiana); Tina Anselmi occupa di diritto il posto fra le personalità più influenti della storia repubblicana.
Nelle prossime settimane, a questo articolo ne seguirà un altro sulla figura di Nilde Iotti.
intervista a cura di Alessandro Finzi, Manuele Oliveri e Samuele Franciolini
GD: Innanzitutto volevo iniziare con una domanda molto semplice, cioè, qual è il suo primo ricordo di Tina Anselmi?
PT: Ho vari ricordi nel senso di ricordi politici di una donna di cui ho ammirato l’operato, e la storia precedente, i suoi incarichi da ministro e così via. Se devo dare due ricordi che danno conto anche della sua storia e della sua personalità personali sono questi. Il primo è Tina Anselmi che parla il 25 Aprile in piazza del Duomo a Milano. Io ho sentito tantissimi comizi in Piazza Duomo, in tempi anche diversi: alcuni in cui il tema dell’antifascismo era cruciale e altri in cui era più una manifestazione che ricordava, che ribadiva un impegno ma meno legata al momento presente. Quindi ho visto anche dei 25 Aprile un po’ fiacchi e altri molto, molto intensi emotivamente (anche l’ultimo è stato così e il prossimo lo sarà certamente).
Quell’anno era un 25 aprile difficile e turbolento e Tina Anselmi ha ispirato la piazza come sapeva fare lei, con la sua storia. Era capace anche di oratoria intensa. Era un esempio vivente di lotta al fascismo, di resistenza e di costruzione della democrazia.
Ecco quindi Tina Anselmi, simbolo di questa storia con la sua vita, col rischio che ha corso da ragazza [partecipando alla Resistenza]. Se uno legge la sua biografia, si stupisce come una ragazza semplice di una realtà semplice abbia saputo avere tanto coraggio.
L‘altra cosa che ricordo è la sua personalità molto amata. Tutti la fermavano e la chiamavano – “Tina, Tina!” – la abbracciavano e le tributavano un affetto immenso, che proveniva da tutte le componenti che erano lì in piazza, sia quelli della sua parte politica che quelli della sinistra, tutti quanti.
Vi racconto un altro episodio che può sembrare ridicolo e irrisorio ma invece è, secondo me emblematico: ci siamo messi in macchina, lei doveva fare una manifestazione nel Trevigiano.
Ad un certo punto, con estrema semplicità tira fuori un pettine dalla borsa e si mette a pettinarsi dicendo che si era lavata i capelli al mattino in albergo. Ecco, per me questo episodio esprime tutta la sincerità di una persona, la sua spontaneità e la sua umiltà. A volte si vedono politici che fanno un po’ i modelli, o le modelle atteggiandosi con decoro, è normale ma in certi casi diventa quasi esibizionismo. Lei non era così, era di una semplicità totale.
Un altro ricordo che ne ho, più triste e venato d’amarezza, riguarda un convegno a Milano che ho fatto come responsabile, all’epoca, della Margherita sezioni femminili. Anselmi ha voluto invitare anche Giglia Tedesco, c’era un lavoro delle donne democristiane e comuniste di allora che si parlavano ragionavano insieme su molti temi di dialogo forte, un atteggiamento che forse non c’era tra i rispettivi partiti ma c’era tra loro.
Anselmi voleva che invitassi Giglia Tedesco, la quale è giunta con grande piacere. Anselmi ha fatto un bellissimo incontro, ma in realtà era già sofferente. Tuttavia, non lo dava a vedere. Ricordo che mi chiese di fermarsi fuori dall’evento per riprendere fiato.
Nel complesso, conservo ricordi bellissimi, per quanto alcuni abbiano un po’ di amarezza.
Gli ho citati non solo per la grande amicizia che ci univa ma anche perché ritengo sia un esempio. Certo, abbiamo circostanze diverse, atteggiamenti diversi, noi donne impegnate in politica, ma lei è stata sicuramente un esempio per tutte. E direi anche un esempio di coraggio, di lei si ricordano tante cose coraggiose che ha fatto. Ne vorrei citare una su tutte: un’inchiesta sui reati sessuali commessi dai nostri militari italiani nelle loro missioni in Africa.
Chi faceva le cose scomode? Chi presiedeva questa commissione che poteva mettere in luce cose che potevano gettare ombra sulle forze armate? Tina Anselmi si prendeva la responsabilità di indagare se, al di là dell’eroismo di andare in missione internazionale, i nostri soldati si comportavano in modo criminale. In sintesi, Anselmi ha fatto molte cose coraggiose.
GD: Noi avevamo una domanda proprio su questo punto che riguarda tanto uno dei capitoli più importanti della storia del paese quanto della carriera politica di Anselmi, ovvero la presidenza della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2. Volevo chiedere, lei – che era all’inizio della sua carriera politica – che ricordo ha di quella missione di Anselmi per la protezione delle istituzioni e della democrazia.
PT: Più che aver visto da vicino la questione io ho letto sul tema. Ho letto del suo impegno enorme, dei rischi che ha corso (d’altronde la gente su cui si faceva l’inchiesta non andava per il leggero) anche a livello personale, che ha sempre affrontato con coraggio. Quello che ho avvertito, anche da qualche suo appunto che è stato pubblicato, era l’amarezza da un lato di essere stata lasciata un po’ sola e dall’altro di vedere che non tutte le conseguenze di quell’indagine sono state tratte fino in fondo. Le è stato chiesto di dare moltissimo e lei l’ha fatto senza guardare in faccia a nessuno, senza farsi intimorire dai nomi importanti che erano sul tavolo. Lei aveva un fortissimo senso del dovere.
GD: Tina Anselmi è una delle persone che più ha permesso l’attuazione dell’articolo 32 della Costituzione grazie al varo del Sistema Sanitario Nazionale. Oggi che il SSN è in crisi ed è diventato uno dei principali punti su cui l’opposizione e il PD insistono contro il governo, che cosa è necessario recuperare e difendere di quella importante conquista ottenuta da Anselmi.
PT: Tina Anselmi è stata un grande ministro. Del lavoro (1976-1978) e della sanità (1978-1979), i due temi su cui il PD sta battendo di più negli ultimi tempi.
Perché il lavoro? Perché il lavoro è una fonte di promozione ed emancipazione sociale, non importa che tu faccia lo scienziato o l’operatore ecologico; il lavoro è sempre considerato un valore. Questo è un punto su cui sia il mondo socialista che quello del cattolicesimo democratico – nonché i liberali – hanno sempre insistito. Il lavoro non è solo un modo di avere sostentamento ma anche una maniera di realizzarsi.
Parimenti, la sanità, che oggi è forse il capitolo più tragico. Perché tragico? Perché sta saltando il punto su cui sempre abbiamo battuto, ovvero che a prescindere da chi sei (che tu sia uomo, donna, ricco, povero, giovane o anziano) e soprattutto indipendentemente dalla proporzionalità del sistema fiscale (ovvero indipendentemente dalla tua aliquota di tasse). Quando ero assessore alla sanità della Regione Lombardia ribadivo sempre questo punto: indipendentemente da quanto hai pagato di tasse, hai diritto a una copertura sanitaria decente.
Dai quello che puoi, prendi per quanto hai bisogno.
Mi ricordo chiaramente il momento in cui – in quanto figlia di un operaio della Pirelli – avevo diritto alla mutua aziendale sanitaria mentre il mio compagno di banco [a scuola] no. Questo accadeva nel mondo pre-Servizio Sanitario Nazionale. Vi sembra giusto? Vogliamo tornare a questo? Secondo me no, perché la salute è un diritto fondamentale. Il principio base della riforma del SSN garantiva che il sistema fosse universale. Il principio base era l’universalità, la gratuità e l’accessibilità. Oggi stanno saltando tutti questi tre pilastri.
Chi ci governa giustificherà la cosa dicendo che viene meno la compatibilità finanziaria, ma ciò nasconde il fatto che le risorse non si sono volute trovare e che il budget non è stato gestito in modo equo. Certi diritti sono diritti, indipendentemente da quanto costano. Regredire è fuori discussione.
Restaurare i fondamenti del SSN deve essere la priorità e Anselmi il nostro faro in ciò. Io spero che le dedicheremo la tessera del PD, è un tema di cui si sta parlando, proprio perché lei ha sempre incarnato questa battaglia, nella sua storia e nella sua vita. La sua impostazione è stata rivoluzionaria in quegli anni perché significava veramente cambiare la vita delle persone.
GD: oggi c’è molta narrazione, anche ideologica, circa l’aumento di rappresentanza in pubblico delle donne, eppure la prima donna presidente del consiglio non è affatto un faro del progressismo. Secondo lei qual è stato il tratti più strettamente femminista, pur orientato al cristianesimo democratico di Tina Anselmi?
PT: Ecco, quel “pur” non ce lo vedo! Perché il cristianesimo democratico non è affatto limitante per le donne. I primi anni del femminismo c’è stata un’enciclica bellissima intitolata Mulieris Dignitatim.
Anche in anni recenti ci sono stati moltissimi punti in comune fra le donne cattoliche e quelle di altri movimenti su temi come la promozione e l’emancipazione della donna o i diritti siamo femministe alla stessa maniera.
Poi su altre questioni, come l’aborto, ci possono essere dei contrasti. Ma si tratta di legittimi modi diversi di intendere le cose, fra parti differenti c’è sempre stato molto rispetto. Tina Anselmi ha avuto ottimi rapporti con Nilde Iotti, Gildia Tedesco; nei loro confronti c’era stima reciproca e molte battaglie comuni.
Lei è stata, più che in termini ideologici o astratti-concettuali, femminista nella sua vita.
D’altra parte, se abbiamo la Repubblica è grazie al voto delle donne quell’anno, perché il loro voto ha dato un radicale aiuto alla Repubblica. C’erano donne, anche di estrazione sociale umile o scarsamente istruite, che erano schieratissime sull’andare a votare. Io stessa, nella mia attività politica, ho sempre visto le donne più anziane insistere moltissimo sul valore del voto, precisamente perché sapevano l’importanza di quella conquista e che da essa passava l’emancipazione.
Tina Anselmi è stata una donna femminista (anche se all’epoca non si usava il termine) già nella Resistenza, dove operava come portatrice di messaggi (inserire età Anselmi alla resistenza), pur senza andare in montagna questo lavoro era ugualmente rischioso e fondamentale per la causa dei partigiani.
Anselmi ha anche valorizzato moltissimo la parità e la possibilità di eque opportunità. Ciò nella piena coerenza dei suoi princìpi e del cattolicesimo democratico che non vede la diversità delle donne come fonte di discriminazione ma, anzi, come qualcosa da superare.
Anche come ministra del lavoro si è impegnata tantissimo per l’occupazione femminile, forse non ha scritto o teorizzato il femminismo ma è stata una femminista, una donna fortemente impegnata nella prassi. D’altronde il cattolicesimo democratico ha sempre insistito moltissimo sulla laicità della politica. Hai dei valori che ti ispirano ma quando fai politica devi valorizzare la laicità, la fede è un’altra cosa che sta più in alto. Lei è stata molto convinta della laicità. Si fa fatica, nel complesso, ad imputarle un limite o un difetto. È stata un esempio, tanto come figura politica quanto come persona (ha sempre rifiutato i privilegi e i lustri che la politica può dare, mantenendosi semplice). Negli ultimi anni ha anche lavorato tantissimo coi giovani, con le scuole, sul tema dell’antifascismo e dei valori della Resistenza. È bene che la si ricordi oggi. Lei sarebbe felice di sapere che un gruppo di giovani chiede di lei.
GD: i nostri articoli servono precisamente a questo! Io la ringrazio per la sua disponibilità.
PT: grazie a voi!