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Lo scorso 23 febbraio si sono tenute le elezioni federali in Germania per il rinnovo del Bundestag. Sono state elezioni anticipate perché si sarebbero dovute tenere nel mese di settembre di quest’anno, ma il governo guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz è stato sfiduciato il 16 dicembre 2024, a seguito della crisi innescata dai liberali, che erano contrari all’aumento della spesa pubblica da parte dei socialdemocratici e dei verdi. Le elezioni sono state vinte dall’Unione cristiano-democratica (CDU), guidata da Friedrich Merz, insieme al suo alleato storico, l’Unione cristiano sociale in Baviera (CSU). I cristiano-democratici però non hanno la maggioranza assoluta e quindi dovranno formare un governo di coalizione proprio con i socialdemocratici sconfitti, anche perché hanno escluso di collaborare con il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), mentre i liberali non hanno ottenuto abbastanza voti per entrare in parlamento. Il dato più interessante che salta all’occhio è la distribuzione del voto: AfD ha ottenuto la maggior parte del sostegno negli stati federali tedeschi che facevano parte della ex Repubblica Democratica Tedesca o comunemente nota come Germania Est, mentre  CDU e SPD hanno vinto in quelli che facevano parte della ex Germania Ovest.

Il risultato delle elezioni federali tedesche corrisponde ad una tendenza di voto che si registra in tutta l’Europa Orientale dalla fine della Guerra Fredda. A seguito del crollo delle dittature comuniste, quei popoli europei hanno preferito votare partiti più a destra, molti dei quali erano spesso agli inizi europeisti ed atlantisti e spingevano quindi per una rapida integrazione con il mondo occidentale. Con il tempo poi si sono formati nuovi partiti schierati ancora più a destra, euroscettici, sovranisti e populisti che criticavano il processo di integrazione europea, facendosi portavoce di coloro che ritenevano di non aver beneficiato degli aiuti occidentali. Non è un caso che in Polonia, i principali partiti siano entrambi di destra: Piattaforma Civica del primo ministro Donald Tusk è di centro-destra ed europeista mentre Diritto e Giustizia all’opposizione è di estrema destra ed euroscettico. Nell’ex Germania Est è migliorata di molto la vita di coloro che abitano nelle grandi città, mentre si sono sentiti lasciati indietro coloro che vivono nelle campagne della Sassonia, del Brandeburgo e della Pomerania Anteriore. I tedeschi poi non solo un popolo unito come lo possono essere i francesi, perché sono in realtà divisi e ancora gelosi delle proprie differenze. Il loro processo di unificazione lo dimostra: il regno di Prussia si è imposto con le sue vittorie sui campi di battaglia come Stato guida della Germania, ottenendo per il suo sovrano Guglielmo I la corona imperiale nel 1871, ma non ha mai unificato totalmente il Paese come ad esempio ha fatto il regno di Sardegna con l’unificazione italiana. I tentativi di conquista di diversi regnanti tedeschi sono stati fermati dall’alleanza degli altri sovrani tedeschi: quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena tentò di annettere la Baviera all’Austria, il re Federico II di Prussia formò nel 1785 con i principi elettori di Hannover e di Sassonia il Fürstenbund (la Lega dei Principi Tedeschi) per fermarlo, riuscendo a farlo desistere. In Baviera ed in Sassonia vincondo tradizionalmente i partiti di destra perché entrambi sono molto conservatori, con la differenza che il primo è a maggioranza cattolica mentre il secondo è un mix tra protestanti e cattolici. Colui che diventerà il nuovo Cancelliere Federale della Germania dovrà porsi come obiettivo primario quello proprio di ridurre quelle disuguaglianze economiche che ancora persistono nei Lander orientali, perché se la differenza culturale ci arricchisce, quella economica e sociale è ingiusta ed è compito di chi governa impegnarsi affinché tutte e tutti abbiamo una vita dignitosa.


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