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Milano, 20 maggio – Il tram 9 che prendo per arrivare a Porta Venezia è affollato, denso di presenze trepidanti e accaldate. In città si respira aria di frenesia, di movimento. All’annuncio che non si potrà proseguire oltre l’incrocio con via Nino Bixio – causa manifestazione – si levano sbuffi di protesta; «Possibile che noi gente normale non si possa fare i fatti nostri ogni volta che c’è qualche manifestazione?» sentenzia qualcuno che non riesco a identificare; seguono cenni di assenso sparso. Eppure, quando il tram si ferma, quasi tutti i passeggeri si incamminano nella mia stessa direzione.
Lo spettacolo che mi aspetta a Porta Venezia è un mare immenso della più disparata umanità: vedo bande latino-americane, comunità nordafricane e comunità brianzole, sindaci, scout di tutte le fogge, associazioni e organizzazioni non governative (da Emergency a Libera), bambini, attivisti e politici, sindacalisti e ballerini. Più che sulle bandiere, i colori campeggiano sulle magliette, sui palloncini, sugli striscioni ma soprattutto sulle facce di questa folla incredibilmente eterogenea. Sulla scia della manifestazione a favore dell’accoglienza dei migranti a Barcellona, lo striscione dei Giovani Democratici recita No borders, slogan lapidario quanto esaustivo che quasi da solo potrebbe bastare a riassumere ciò che oggi sentiamo il bisogno di affermare – ciò in cui crediamo. La stampa annuncia che i numeri della partecipazione sono esorbitanti, si parla di circa centomila manifestanti.

Camminando lungo il percorso che si snoda da Porta Venezia a Parco Sempione, passando per piazza della Repubblica e Porta Volta, ci si sente parte di qualcosa di più profondo e più radicato delle appartenenze partitiche e politiche, di un guizzo collettivo di umanità che ha smosso, a migliaia, proprio quella gente normale di cui sentiva di far parte l’anonimo protestatore sul tram. Per quanto l’iniziativa sia nata dalla proposta di un assessore, Pierfrancesco Majorino, la cittadinanza intera ne ha fatti propri l’entusiasmo e i valori di accoglienza, fratellanza e integrazione, che sono l’unico ragionevole antidoto al disagio sociale che genera odio, risentimenti e paura. Notata la vistosa assenza del segretario del Partito Democratico Renzi, che, pur trovandosi a Milano per intervenire alla scuola di formazione politica del PD, non ha partecipato all’iniziativa e non ha manifestato in alcun modo il proprio sostegno alla causa – mancanza condivisa anche da buona parte della dimensione nazionale del partito.
A chi, come me, non è di questa città, Milano oggi ha dato una grande lezione di cittadinanza, e ha mostrato tutta la bellezza di una mobilitazione popolare e trasversale – perché quel no borders possa assumere, da oggi, un vero significato politico.

                   Marianna Campanardi

Redazione GD

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La Redazione è lo spazio di approfondimento e confronto pubblico dei Giovani Democratici di Milano Metropolitana!

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