È difficile guardare alla situazione politica attuale in Italia senza provare un senso di sconforto, e tale sensazione diventa ancora più profonda mescolandosi alla frustrazione se si guarda allo stato del centrosinistra italiano. Gli si farebbe troppo onore chiamarlo stato di guerra civile; sarebbe più consono parlare di generale senso di smarrimento della realtà, o peggio, di corsa al suicidio collettivo. Pur essendo le radici storiche e personali del conflitto nella sinistra italiana ben più profonde, dalla “scissione” in poi, si ha la netta impressione di trovarsi in una guerra fra bande piuttosto che in un confronto politico. E che questo inutile conflitto del “tutti contro tutti” a pochi mesi dalle elezioni si inasprisca al posto di risolversi dovrebbe inquietare ancora di più.
Per questo sentiamo ancora più forte il bisogno di farci portatori di una proposta che prometta di seppellire l’ascia di guerra e di elevare la qualità del dibattito politico interno alla sinistra, che per certi aspetti è legittimo e più che mai necessario. Mettiamo da parte i palesi contrasti personalistici e rivolgiamo l’attenzione alle necessità del paese e al confronto tra ricette, anche diverse, su come migliorare le cose. Appassioniamo la pubblica opinione a dibattiti sugli ideali e su risposte ai problemi concreti di tutti, non alle vuote schermaglie di potere tra pochi, rancorosi eletti. Osiamo, con coraggio, fare qualcosa che nessuno nell’Europa moderna ha mai tentato prima, proprio perché solo con un atto audace che “faccia saltare il banco” potremo uscire dal pantano dove tutte le parti in causa, con le loro rispettive responsabilità, ci hanno abbandonati.
Chiediamo dunque che il Segretario del Partito Democratico, in quanto portavoce del partito più grande del centrosinistra, proponga al partito e a tutte le forze politiche che si riconoscono come appartenenti all’area della sinistra di convocare gli Stati Generali della Sinistra italiana.
Dovranno essere invitati e potranno partecipare tutti i partiti, i movimenti, le organizzazioni ecc. democratiche che pur guidati da diverse ideologie o correnti di pensiero, pur rappresentando le più disparate anime di cui è composta la sinistra italiana, si riconoscano come membri di questo ampio e variegato schieramento. Non si deve trattare di una discussione all’interno degli organi del Partito Democratico o di invitare le altre forze politiche a partecipare al suo congresso, bensì della formazione di un’assemblea di cui il PD sia soggetto partecipante, con uguali diritti e obblighi rispetto a qualunque altro soggetto, a prescindere dalla forza elettorale o grandezza/efficienza nel nostro sistema politico. All’interno di questa assemblea ogni rappresentanza politica presenterà se stessa: i propri principi cardine, le proprie idee, la propria visione della società, le linee guida del suo agire politico e le sue ricette per affrontare i problemi del nostro tempo. Sarà garantito tra le parti un leale confronto ed un dibattito su ogni sorta di tema: dall’idea di sinistra che viene presentata, alle proposte concrete per risolvere problemi specifici. Questo momento di dialettica tra le parti si svolgerà in maniera rispettosa e proficua per tutti.
Al termine si deve ambire a svolgere un lavoro di sintesi, che non deve essere in generale vincolante per alcuna forza rappresentata in questa assemblea. Il fine di questo momento è di chiarire le posizioni e le priorità delle forze in campo della sinistra, sugli argomenti proposti in assemblea e far conoscere alle forze politiche e al pubblico stesso quali, su quali temi e in che modo questi soggetti politici sono d’accordo e quelli per cui le distanze sono ampie o è necessaria un’ulteriore elaborazione. Risulta quindi ragionevole che nel momento di sintesi si procederà ad un voto sulle molteplici proposte emerse riguardo ogni tema.
Mettendo da parte le difficoltà già solo materiali, non si può negare che in questi ultimi tempi il clima si sia così tanto avvelenato da rendere quantomeno complicata la riuscita politica di un tale processo. Tuttavia riteniamo comunque essenziale fare un tentativo, per impedire che da questa avversione cieca ed egoista tra membri della stessa famiglia valoriale scaturisca una vittoria dello schieramento populista, nella forma pentastellata o del centrodestra. Cercare di unirci invece che dividerci dovrebbe essere l’obbligo morale più pressante, nei prossimi mesi. Che non si dica, la notte delle elezioni, che non è stato fatto abbastanza per evitare il disastro.
Convocare gli Stati Generali della Sinistra, oltre che generare un grande impatto simbolico, vuole rispondere proprio a questo obbligo morale. Vuole migliorare la conoscenza delle (e tra) forze politiche, dunque ridurre ignoranza, pregiudizio e risentimento. Vuole porre le basi per vere e solide collaborazioni o addirittura alleanze programmatiche tra soggetti compatibili fra loro. Vuole elevare la qualità del dibattito pubblico, (ri)conducendolo sui principi e sulle idee e staccandolo da questioni personalistiche.
Insomma provare a rispondere alla sempre più pressante domanda: cosa (ma soprattutto chi) rappresenta la Sinistra oggi?
Tentare nuovi percorsi di rappresentanza e di dialogo è nel DNA del PD e del centrosinistra italiano i quali, prima di tutti gli altri in Europa adottarono il sistema delle primarie che oggi vengono regolarmente usate in Spagna, in Francia, nel Regno Unito. Sono passati più di 10 anni dalle prime primarie, ma siamo certi che ciò che ci spinse a trovare strade rivoluzionarie è ancora lì. Bisogna solo avere il coraggio di intraprendere questo sicuramente difficile, ma allo stesso tempo entusiasmante cammino.
Alcuni uomini vedono le cose come sono e chiedono: perché? Io sogno cose non ancora esistite e chiedo: perché no?
Robert F. Kennedy
Giulio Trussoni
Giuseppe Pepe